L’altare ottagonale, in calcare d’Aurisina, presenta una cornice inferiore e una di coronamento, sopra la quale si staglia una ridotta porzione del disco rialzato del braciere (focus). Gli otto pannelli rettangolari del fusto sono campiti da un’esuberante decorazione vegetale: un candelabro composto da fiori e foglie fuoriuscente da un cespo; due rami ondulati adorni di foglie che si dipartono da un’anfora; un altro candelabro di fiori e foglie; un ramo sinuoso con foglie e rosette uscente da un’anfora; tre elementi vegetali sovrapposti che ricordano il motivo della ninfea; un bellissimo tralcio di vite da cui pendono pampini, grappoli e foglie; un altro candelabro che spunta da un’anfora, costituito da foglie, capsule, spighe, sulla cui sommità poggia un uccellino; infine, un tralcio a girali che si sviluppa da un cespo, ornato di fiori, su cui è appoggiato un altro uccellino. Lungo gli otto spigoli si alternano file di globetti e tirsi.
L’altare figurato fu rinvenuto nel 1980 nella necropoli presso la città romana di Altino. Esso è rappresentativo di una tipologia peculiare di monumenti funerari: si tratta di una produzione propria delle officine altinati, documentata dallo scorcio del I secolo a.C. fino a buona parte del secolo seguente.Ciò che contraddistingue questa classe monumentale è la lussureggiante decorazione vegetale: essa riprende motivi dello stile neoattico che, ispirato ai modelli della classicità greca, era promosso dalla politica propagandistica dell’imperatore Augusto;i partiti decorativi denunciano, più precisamente, una matrice classica greco-orientale e, in particolare, pergamena.
Gli altari appartenenti a questa classe venivano coronati da un elemento ornamentale, come poteva essere una pigna o un cespo d’acanto, e in genere andavano a costituire la copertura di un’urna-ossuario a cassetta rettangolare; in casi più rari, era l’altare a rappresentare di per se stesso l’ossuario.
L’intervento di restauro ha riguardato innanzitutto il ripristino della base dell’altare, che si presentava lacunosa: sono stati assemblati i frammenti pertinenti, mentre il settore mancante è stato ricostruito con betoncino epossidico e malta di calce e incollato al fusto con resina epossidica. Le superfici del monumento presentavano fessurazioni ed erano coperte da fitte incrostazioni di prodotti organici, da strati di veli terrosi e da tracce di mastice che era stato impiegato in un restauro precedente. La pulitura è stata eseguita con impacchi di polpa di carta e bicarbonato di ammonio, bisturi, lavaggi nebulizzati, spazzolini, pennelli. Per la sigillatura delle linee di lesione, il riempimento delle lacune e la ricostruzione della sommità dell’altare sono state impiegate malta di calce e polvere di pietra.
Redazione Restituzioni