Pochi oggetti come l’affresco pompeiano del tempio di Iside conservato al Museu Nacional di Rio de Janeiro hanno subito nel tempo così tanti eventi catastrofici. Basterebbe parlare di Pompei per avere la dimensione della sua prima grande tragedia, ma nessuno potrà mai descrivere lo sgomento con cui i brasiliani hanno assistito all’incendio del Museu Nacional nel settembre del 2018. La Collezione Mediterranea del museo, detta anche Collezione Teresa Cristina in onore dell’imperatrice, era composta da 771 oggetti raggruppati per provenienza: oltre ai pezzi del Real Museo Borbonico, oggi Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), vi erano numerosi oggetti pompeiani. Questo nucleo si arricchì poi con la collezione proveniente da Veio, frutto delle campagne archeologiche finanziate dalla stessa imperatrice nelle sue tenute della Vaccareccia e di Isola Farnese, vicino Roma.
Degli affreschi inviati in Brasile nel 1856, quattro erano esposti al momento dell’incendio. Quello su fondo nero raffigurante un drago marino affiancato da due delfini, restaurato grazie al programma Restituzioni, faceva parte di un insieme di tre frammenti appartenenti al tempio di Iside a Pompei.
L’iseo pompeiano era stato scoperto con gli scavi condotti tra il 1764 e il 1766 e le pitture parietali che lo decoravano erano state realizzate tra il 62 e il 79 d.C. Dei tre affreschi provenienti dal tempio di Iside, i due su fondo nero si trovavano nel registro inferiore della parete ovest dell’area detta ekklesiastèrion, mentre quello su fondo bianco apparteneva alla decorazione del registro superiore del porticato nord e il suo gemello è oggi visibile al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Esposti in un’unica vetrina crollata a terra durante l’incendio, gli affreschi si sono spezzati in più frammenti, a prima vista difficili da identificare. I lavori di recupero e conservazione hanno richiesto una pianificazione rigorosa, con la delimitazione, la pulizia e la protezione dell’area da scavare. È stato eseguito un rigoroso monitoraggio degli spazi per permettere la corretta identificazione di ogni struttura. Gli oggetti sono stati recuperati da una squadra multidisciplinare dedicata al salvataggio delle collezioni e quelli che avevano bisogno di interventi d’emergenza sono stati inviati al Laboratorio di salvataggio delle collezioni.
Se il recupero dei pezzi è stato compito della squadra di salvataggio delle collezioni, la restituzione al pubblico di alcuni di questi reperti rientra fra le competenze del team di conservazione del museo e dei suoi collaboratori. A questo proposito è stata fondamentale la partecipazione al programma Restituzioni, finanziato da Intesa Sanpaolo in partnership con il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino.
L’affresco, che oggi può di nuovo essere ammirato dal pubblico, è un simbolo poliedrico che ci parla di cooperazione, di ricordi, storie, emozioni, persone, istituzioni e nazioni. È il segno che i nuovi inizi sono sempre possibili, specialmente quando sono frutto di un impegno collettivo.