Le posizioni della critica nei confronti di questa lunetta consentono di ampliare gli spazi di opinabilità e far emergere interrogativi importanti sul pittore fiorentino Francesco Granacci.
Oltre a suggerire il titolo Adorazione dei pastori, che ci appare piu correlato col soggetto raffigurato (rispetto a quello piu tradizionalmente in uso, Natività), qui si propone anche una nuova collocazione cronologica: finora datata intorno al primo quarto del XVI secolo, la lunetta appare invece piu arcaica, fortemente intrisa di richiami al tardo Quattrocento. Capace anche da sola di far datazione è la figura della Vergine, sommessamente e quietamente contemplativa, con ricordi di altri artisti della seconda metà del secolo dove emerge quasi con tenerezza l’empatia della relazione universale madre-figlio. Con un san Giuseppe pur tipicamente meno partecipe Maria si fa ‘capanna’ a protezione del Neonato, introducendo così una centralità della famiglia pienamente rinascimentale. Si avanza dunque la proposta di trovarci davanti al primo Granacci, che qui chiude il suo Quattrocento anticipando quella capacità espressiva che si rivelerà pienamente piu tardi.
Collocato nell’Accademia delle Arti del Disegno di Firenze ma con un iter storico travagliato, il dipinto presentava una vernice scura attraverso la quale era possibile intravedere vaste abrasioni, mancanze della pellicola pittorica e una serie di antichi restauri, alcuni dei quali eseguiti direttamente sul legno di supporto. Cretti e corrosioni denunciavano una vecchia pulitura e l’uso di cera per stuccare i fori di sfarfallamento di insetti xilofagi aveva provocato ulteriori opacizzazioni. Si è intervenuti anche su entrambe le parti della cornice, specie quella centinata, più antica, che presentava rotture, mancanze e vecchie abrasioni. Il lungo e delicato intervento, condotto a seguito di indagini non invasive, ha richiesto una pulitura selettiva, procedente per strati. Il risultato finale ha restituito la piena leggibilità dell’opera.
Jennifer Celani