La tredicesima edizione di Restituzioni vede la collaborazione di: Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese; Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico per le province di Brescia, Cremona e Mantova; Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico e Etnoantropologico di Venezia e Laguna; Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Veneziano; Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto; Musei Vaticani. Con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali, la mostra delle opere restaurate si tiene alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, dal 25 marzo all’11 giugno 2006.Dal saggio in catalogo di Salvatore Settis, “Il patrimonio culturale fra pubblico e privato”:«La vera, la grande “redditività” del patrimonio culturale non è e non può essere negli introiti diretti (per esempio, biglietti d’ingresso a musei e monumenti), non solo nel turismo e nell’indotto che esso genera nelle nostre città, bensì in quel profondo senso di identificazione, di appartenenza, di cittadinanza, che stimola la creatività delle generazioni presenti e future con la presenza e la memoria del passato. […] Su un tessuto monumentale, museale e paesaggistico di tanta varietà e ricchezza è possibile, anzi doveroso, costruire un sistema di relazioni (a cominciare dalla ricerca sul campo e dalla necessaria, capillare informazione ai cittadini), che faccia risorgere nelle coscienze la consapevolezza della nostra storia, i valori simbolici ad essa collegati, insomma quello che per lunga tradizione giuridica e civile (che risale al diritto romano) si è sempre chiamato in Italia la pubblica utilità del patrimonio culturale. Vincere il superficiale economicismo che svendendo la sostanza profondamente civica dei beni culturali produce una crescente usura dei valori simbolici che li permeano e che cementano la società, incrementandone la capacità di rinnovarsi e di vincere le sfide del futuro. Ridisegnare il ruolo del pubblico e del privato, in una crescita armonica in cui i ruoli rispettivi siano redistribuiti nel rispetto dell’art. 9 della Costituzione, e la capacità propositiva e progettuale dei privati possa affiancarsi alla professionalità delle strutture pubbliche della tutela (da rinnovarsi mediante l’iniezione di nuovo personale, di giovane età e di alta qualificazione). Stringere un grande patto nazionale per la tutela, che includa Stato, regioni, enti locali, privati, e che parta non dalla suddivisione dei ruoli né dalla spartizione delle torte, ma dalle esigenze vitali e ineludibili del nostro patrimonio.Più Stato o più privato? La risposta non può che essere una sola: il nostro patrimonio eserciterà nel futuro la sua funzione civile, sempre più essenziale di fronte alle crescenti sfide del futuro, solo se ci sarà più Stato e più privato».