La sesta edizione di Restituzioni vede la collaborazione di: Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici del Veneto; Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Venezia; Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto.La mostra delle opere restaurate si tiene in Palazzo Leoni Montanari, dal 17 settembre al 31 ottobre 1994.Introduzione al catalogo di Feliciano Benvenuti, Presidente del Comitato di consulenza:«Mantenendo fede agli intenti di diversificare il più possibile le scelte delle opere da avviare al restauro anche dal punto di vista dei materiali con cui sono state realizzate, il Comitato ha operato quest’anno, più che in precedenza, una selezione che ha senz’altro offerto campi di prova e di collaudo non certo consueti o frequenti alla scienza del restauro. Non era mai capitato ad esempio prima d’ora, nell’ambito della nostra iniziativa, di poter intervenire su oggetti in vetro, come su gioielli d’ornamento profano o a destinazione sacra e devozionale. Nel primo caso sono ben quarantasei i vetri soffiati risalenti agli albori dell’affermazione di tale fortunatissima tecnica – cioè alla fine del I secolo a.C. – che sono stati recuperati a condizioni ottimali di conservazione e lettura grazie al restauro promosso nell’ambito del progetto “La Banca per l’Arte”. I traguardi sia tecnici che filologici sono di grande soddisfazione, anche perché investono un complesso di reperti unitario per provenienza e variatissimo per tipologia qual è quello in dotazione del Museo Archeologico di Altino. Altrettanto notevoli sono i risultati scaturiti da indagini gemmologiche, tecniche e storiche, impostesi nell’occasione del recupero sia di una preziosa e rara collana, donata nel primo Seicento quale ex voto dalla famiglia Caldogno al Santuario della Madonna dei Miracoli di Lonigo, sia di un singolare candeliere appartenente al Tesoro della Scuola di S. Rocco di Venezia, composto alla fine del Cinquecento con un ramo di corallo, ingemmato di boccioli d’argento e di pietre preziose recuperate da un precedente, raffinatissimo oggetto tardo gotico. Altro recupero importantissimo ed esemplare, sia filologico che tecnico, è costituito dallo stupefacente piviale “dei pappagalli” della chiesa di S. Corona di Vicenza, notissimo presso gli intenditori e cultori di arredi sacri e di stoffe, ma purtroppo non adeguatamente conosciuto dal pubblico. Altra conferma di come il restauro sia ausilio indispensabile per ogni corretta e completa valutazione storica e critica viene dalla celebre pala di S. Vitale, firmata e datata da Vittore Carpaccio, che si è rivelata essere stata pesantemente manomessa nelle dimensioni agli inizi del Settecento, provocando alterazioni compositive che non poco sconcerto e perplessità avevano creato finora negli studiosi.Con quest’opera si apre la serie dei capolavori “autografi”, presenti come di consueto nella nostra mostra in un’ormai tradizionale e immancabile parata di grandi firme dei massimi esponenti dell’arte veneta. I celebri nomi di Lotto, Tintoretto, Strozzi e Tiepolo, che tanta presa fanno sul grande pubblico, non devono tuttavia offuscare e tanto meno far dimenticare le altre opere presenti in mostra, in parte già citate, che pur non godono, per ragioni storiche e di contestualità culturali di ascendenza e provenienza, della tanto osannata autografia. Gli scopi della nostra iniziativa sono altri o, perlomeno, non solo questi, in parte ripresi in esordio, in parte tracciati nelle precedenti presentazioni stese in apertura dell’opuscolo che riteniamo complemento indispensabile alla lettura e alla “comprensione” della mostra.Va comunque ribadito una volta ancora che il perno su cui ruota l’iniziativa “La Banca per l’Arte” è e resta il recupero e il restauro di quelle opere deteriorate dal tempo e talvolta dalla negligenza che concorrono a comporre un patrimonio di cultura e di storia irripetibile e ineguagliabile per numero e per varietà di esempi».