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    Trittico con Storie della Passione

    Data: Seconda metà del XV secolo
    Artista: Inghilterra, Nottingham (?)
    Tecnica/Materiale: Alabastro in parte dipinto, legno intagliato, dipinto e dorato, vetri églomisés
    Dimensioni: 165 × 306 cm
    Provenienza: Napoli, chiesa di San Giovanni a Carbonara
    Collocazione: Napoli, Museo di Capodimonte (inv. A.M. 10816)
    Edizione: Restituzioni 2013
    Autore scheda in catalogo: Paola Giusti
    Restauro: Bruno Tatafiore, con la direzione di Paola Giusti (SSPSAE e per il Polo Museale della Città di Napoli); indagini diagnostiche: Claudio Falcucci
    Ente di Tutela: Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Napoli

    Opera restaurata da Bruno Tatafiore con la direzione di Paola Giusti (SSPSAE e per il Polo Museale della Città di Napoli)

    Scheda breve

    Diviso in tre ante, il polittico è una grande macchina lignea lunga oltre 3 m che racchiude e sostiene, ma soprattutto incornicia sontuosamente, i rilievi in alabastro. Questi ultimi, sei di uguali dimensioni e il settimo – quello centrale – di misure maggiori, raccontano le fasi salienti della Passione di Cristo: la Cattura, Cristo davanti a Pilato, l’Andata al Calvario, la Crocifissione, la Deposizione dalla croce, Cristo nel sepolcro, la Resurrezione. Affiancano il riquadro centrale le figure dei quattro Evangelisti, ciascuno con il proprio simbolo e un cartiglio con l’incipit – o un versetto iniziale – del proprio Vangelo.

    Quest’opera straordinaria realizzata in Inghilterra, quasi certamente a Nottingham (principale centro di lavorazione dell’alabastro a partire dalla metà del Trecento), venne acquisita dal Museo Nazionale fra il 1809 e il 1813 dalla chiesa di San Giovanni a Carbonara, dove era presente ab antiquo.

     

    Secondo le fonti locali la presenza dell’opera in quella chiesa, particolarmente cara alla dinastia degli Angiò Durazzo e luogo di sepoltura di re Ladislao, e legata proprio alla figura del sovrano, che lo avrebbe posseduto e utilizzato come altare da campo. Sebbene la notizia non vada ritenuta fondata, soprattutto confrontando la data di morte di Ladislao, 1414, con quella di esecuzione del polittico, non anteriore alla metà del secolo, resta tuttavia la provenienza stessa dell’opera a costituire un tassello importante nella ricostruzione della fitta mappa di intrecci e di scambi attraverso i quali circolavano e venivano commercializzati i prodotti d’arte nel Medioevo.

     

    Assai apprezzati anche oltre la Manica per il loro effetto sontuoso e per il vivace ritmo narrativo, i polittici in alabastro vennero ampiamente commercializzati in Francia e Spagna, legate all’Inghilterra da antichi e ben consolidati percorsi commerciali marittimi, ma anche nei Paesi Bassi, in Danimarca, nella penisola scandinava, in Italia e sino in Islanda.

    Fra gli oltre settanta polittici in alabastro ancora esistenti quello di Napoli si impone per lo straordinario stato conservativo (completo come e di quasi tutte le sue parti) e per la qualità e accuratezza dell’intaglio, che ne fanno uno dei più importanti fra quelli databili nella seconda metà del secolo.

    Il restauro ci ha ‘restituito’ proprio la complessità dell’oggetto, con gli originari sistemi di montaggio e il polimaterico aspetto finale. La ricca cornice lignea (che risultava strutturalmente indebolita), l’aggancio fra questa e i rilievi lapidei (effettuato da fili metallici piombati entro apposite cavita scavate nell’alabastro), le pastiglie dorate, i vetri églomisés sono stati tutti sottoposti a interventi di consolidamento e pulitura, riportando alla luce la vivace policromia originale, in buono stato di conservazione.

     

    Paola Giusti

     

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima

    Prima del restauro, particolare della cornice e del fondo azzurro

    Prima del restauro, Cristo nel sepolcro e la Resurrezione

    Prima del restauro, l’Andata al Calvario, particolare

    Prima del restauro, particolare del sistema di ancoraggio delle lastre alla struttura lignea

    Prima del restauro

    Durante
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    Durante

    Durante il restauro, particolare della predella con l’iscrizione «Deposit[us] est d[e] Cruce», saggio di pulitura

    Durante il restauro, operazione di pulitura

    Durante il restauro, reintegrazione

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    Video con le fasi del restauro

    Dopo
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    Dopo

    Dopo il restauro, particolare della cornice e del fondo azzurro

    Dopo il restauro, Cristo nel sepolcro e la Resurrezione (anta destra)

    Dopo il restauro, l’Andata al Calvario, particolare

    Dopo il restauro, la Crocifissione, particolare

    Dopo il restauro, intervento di rinforzo strutturale del sistema di contenimento delle lastre

    Dopo il restauro, Cristo nel sepolcro, particolare

    Dopo il restauro, la Cattura

    Dopo il restauro, Cristo davanti a Pilato, particolare

    Dopo il restauro, la Crocifissione

    Dopo il restauro, l’Andata al Calvario

    Dopo il restauro, la Crocifissione, particolare

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2013

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2013

    Restituzioni 2013. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2013

    Scheda storico-artistica dal catalogo

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

    corredo funerario

    Sarcofago antropoide di Mes-Isis o Figlio di Isis; cartonnage di mummia

    ceramiche e porcellane

    Collezione di ceramiche

    corredo funerario

    Stele daunia maschile con armi

    corredo funerario

    Corredo funerario

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