Un piccolo cane che sembra ancora pronto a proteggere il suo padrone, accovacciato, in posizione di guardia, con la bocca socchiusa: il primo fra i tre pezzi da Iulia Concordia colpisce per la singolare fattura. Nonostante le piccole dimensioni, i dettagli sono resi molto realisticamente, con la folta criniera a ciuffi che si differenzia abilmente dal pelo tosato sul corpo. Il secondo pezzo rappresenta invece un enigmatico sileno, creatura mitologica simbolo delle forze vitali della natura, intento a spargere dei semi che raccoglie da una bisaccia appoggiata al suo fianco. Il reperto è privo delle parti terminali di braccia e gambe, i lineamenti del volto sono vagamente bestiali, e la creatura veste una corta tunica costituita dalla pelle di un cerbiatto (nebris) che viene allacciata sulla spalla sinistra con un nodo formato dalle zampe dell’animale. Una preziosa applique costituisce infine il terzo pezzo, raffigurante la testa di un mulo incoronata d’edera: la lavorazione è talmente accurata che permette di distinguere la venatura delle foglie. L’animale è raffigurato con un’efficace resa plastica delle orecchie, delle vene del collo turgide nello sforzo, delle froge dilatate e della bocca semiaperta.
I tre bronzetti raccontano diversi aspetti della vita concordiese a cavallo dell’era cristiana, momento significativo per la cittadina che, fondata nel 49 a.C. con il nome di Iulia Concordia, costituiva uno snodo commerciale, all’incrocio tra le due più importanti strade del territorio, le vie Annia e Postumia.
I primi due sono collegabili a funzioni almeno in parte religiose. Il cane, che era stato considerato a lungo un elemento ornamentale di un vaso di pregio, era probabilmente parte di un piccolo gruppo votivo, comprendente anche Diana e un cervo, di cui esistono varie testimonianze. Il sileno è stato trovato in una fattoria al di fuori dell’abitato, ed è da collegare a un culto della fertilità praticato in una zona agricola particolarmente rinomata per le sue viti. La testa di mulo invece, elemento decorativo molto comune nei lettini usati dal ceto agiato per i banchetti, proviene in questo caso da un contesto pubblico, le terme, dove il lettino era probabilmente usato per i massaggi.
I pezzi presentavano un discreto stato di conservazione, messo tuttavia in pericolo da una patina a macchie verdi chiare.
Il cane è stato ripulito a bisturi e con un breve lavaggio in acqua distillata per passare poi ad una fase di asciugatura e ad un’applicazione di Paraloid. Il Sileno presentava una patina omogenea, con tracce di intacchi. Analisi radiografiche hanno individuato che le braccia e il corpo erano state realizzate in momenti diversi. Si è eseguita una pulitura a bisturi, numerosi lavaggi in diverse sostanze. Dopo l’asciugatura, per proteggere l’opera sono stati applicati Paraloid e cera Soter. La testa di mulo era attaccata da diversi processi corrosivi, che avevano cancellato l’originaria patina preziosa. I segni di corrosione sono stati rimossi con un bisturi, per poi sottoporre il pezzo a numerosi lavaggi. Dopo l’asciugatura è stato applicato per immersione del benzotriazolo, mentre l’operazione è stata conclusa da un’applicazione di Paraloid e di cera Soter.
Redazione Restituzioni