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    Sei storie di Cristo (Cattura di Cristo; Pilato si lava le mani; Cristo sale sulla croce; Crocifissione; Deposizione dalla croce; Giudizio universale)

    Data: 1325 ca
    Artista: Giovanni Baronzio
    Nascita artista: Notizie dal 1343 al 1345
    Tecnica/Materiale: Tempera e oro su tavola
    Dimensioni: Rispettivamente: 17,2 x 14,7 cm; 17,1 x 14,7 cm; 16,8 x 14,8 cm; 16,9 x 14,8 cm; 16,9 x 14,8 cm; 17,3 x 14,9 cm
    Provenienza: Ignota
    Collocazione: Venezia, Gallerie dell'Accademia (cat. 26, inv. 559)
    Edizione: Restituzioni 2011
    Autore scheda in catalogo: Valeria Poletto
    Restauro: Annalisa Lusuardi, con la direzione di Valeria Poletto (SSPSAE e per il Polo Museale della Città di Venezia); indagini diagnostiche Matteo De Fina
    Ente di Tutela: Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Venezia e dei Comuni della Gronda Lagunare

    Il Figlio dell’Uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà. (Mt 17, 22-23) Il testo pittorico di Baronzio si ispira al racconto della Passione di Cristo narrato nei Vangeli, qui ripercorso con profonda sensibilità artistica.

    Scheda breve

    Le sei tavolette rimangono impresse nella mente per il rigore della composizione e per la ricercata scelta cromatica, dalle morbide tonalità che risaltano sul fondo dorato. Seguendo l’ordine di narrazione, vanno ricordate: la Cattura di Cristo; Pilato si lava le mani; Cristo sale sulla croce; la Crocifissione; la Deposizione dalla croce; il Giudizio universale.

    Alcune delle scene, come la Cattura o il Giudizio di Pilato, appaiono piuttosto affollate e connotate da una resa narrativa drammatica, estremamente concitata, espressa però con sapiente studio compositivo, segno della perizia tecnica dell’artista. A tale ricercatezza corrisponde anche un’attenta rappresentazione di alcuni dettagli naturalistici come lo splendido abito alla moda indossato dalla figura maschile che versa la brocca d’acqua sulle mani di Pilato. Altrettanto acuta è la descrizione dei moti d’animo resa attraverso un intenso gioco di sguardi fra i vari personaggi durante i tragici momenti della Passione, conferendo alle piccole tavole una singolare profondità psicologica.

     

     

    Le tavolette pervennero alle Gallerie dell’Accademia di Venezia nel 1816 dalla collezione di Girolamo Molin. Si tratta di frammenti di un complesso più ampio, al quale appartenevano anche una Deposizione nel sepolcro di collezione privata e cinque scene oggi alla Gemäldegalerie di Berlino.

    Assegnate genericamente ad artista italiano o veneto del secolo XIV nei primi cataloghi del museo, le tavolette furono poi ricondotte alla Scuola di Rimini e attribuite a Baronzio da Berenson (1932). I dipinti corrispondono al periodo più arcaico della produzione di Baronzio, situabile intorno alla metà del terzo decennio del Trecento, un momento in cui forti appaiono i riferimenti giotteschi, legati agli esempi lasciati dal maestro toscano a Rimini, ma anche anche a una riflessione sugli affreschi padovani della Cappella degli Scrovegni.

    L’analisi dei materiali ha permesso di stabilire quale fosse l’originaria posizione dei singoli episodi: cinque delle sei tavolette dovevano essere disposte su due registri che prevedevano originariamente tre episodi ciascuno, presumibilmente funzionali all’anta di un dittico o di un trittico. Il complesso smembrato doveva quindi corrispondere a una struttura di dimensioni medie, realizzato probabilmente per un altare.

     

     

    Il restauro ha ridonato luminosità alla gamma cromatica delle Storie veneziane, evidenziando raffinate tonalità di verdi smeraldo, gialli aranciati o tenui rosa pastello. Le tavolette presentavano, infatti, una vernice fortemente alterata stesa su uno strato di deposito superficiale inorganico non rimosso dai precedenti restauri.

    Non sussistevano, fortunatamente, problemi di decoesione, ma alcune grossolane ridipinture appesantivano l’originaria stesura pittorica. Uno dei risultati più interessanti ottenuti dalla pulitura è stata la recuperata leggibilità della figura posta alla spalle di Cristo nell’episodio Pilato si lava le mani. Rimosso il colore sordo e compatto che la oscurava sono emersi alcuni particolari curiosi come i rattoppi colorati della veste e uno squarcio che fa intravedere la pelle nuda del dorso.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima

    “Cristo sale sulla croce”, prima del restauro

    Pilato si lava le mani, fluorescenza UV

    Crocifissione, prima del restauro

    Deposizione dalla croce, prima del restauro

    Durante
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Durante

    Crocifissione, durante il restauro, tassello di pulitura

    Deposizione dalla croce, durante il restauro

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    Video con le fasi del restauro

    “Cattura di Cristo”, fluorescenza UV

    “Crocifissione”, particolare con riflettografia IR

    “Deposizione”, tassello di pulitura durante il restauro

    Dopo
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Dopo

    Pilato si lava le mani, particolare dopo il restauro

    “Cattura di Cristo”, dopo il restauro

    “Cattura di Cristo”, dopo il restauro, particolare

    Dopo il restauro

    “Giudizio Universale” dopo il restauro, particolare

    “Pilato si lava le mani”, dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2011

    Tesori d’arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2011

    Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato

    a cura di Marco Ciatti, Magnolia Scudieri, Firenze 2011

    Altre opere dell'edizione

    arredi e suppellettili

    Bronzetto raffigurante coppia abbracciata

    ceramiche e porcellane

    Cratere apulo a figure rosse

    Pittore di Baltimora (attribuito a)

    corredo funerario

    Corredo funerario tardo-etrusco

    scultura

    Coppia di ritratti

    http://restituzioni.com
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