Protagonista della tavola è il sensuale corpo di san Sebastiano, posto in primo piano a figura intera, in torsione e appena sfiorato da un morbido drappo verde dai bordi ricamati in oro. Alle sue spalle sulla sinistra, si affaccia, attraverso un’apertura ad arco, un vivido paesaggio naturale, coronato da una città fortificata, posta su un’altura e illuminata dal chiarore della luce che trafigge l’addensamento delle nubi. Sulla destra la scena è incorniciata da una massa lussureggiante di foglie di agrumi, appena mossa dal balenare delle luci che cadono sulle foglie. Luci che si riflettono anche sullo splendido brano in primo piano a sinistra, con l’armatura accanto alle le frecce conficcate a terra, qualificando dunque il santo come “soldato di Cristo” e coraggioso martire.
Il dipinto è giunto nella Pinacoteca di Brera nel 1808 dalla chiesa dall’Annunciata di Cremona, con un’attribuzione a Giorgione legata a una tradizione secentesca (Merula, 1627). Attribuzione che si è mantenuta fino a Cavalcaselle, che lo assegna a “uno de’ Dossi” (1871) e a Morelli (1897).
Da allora l’attribuzione non fu più posta in discussione e il dibattito si è incentrato sulla cronologia, oscillante tra il secondo decennio del Cinquecento e la fine del quarto, per assestarsi infine al terzo, momento in cui sulla cultura veneziana e giorgionesca di Dosso si innestano le novità del lessico romano, stimolate dalla presenza di Giulio Romano a Mantova a partire dal 1524.
Il dipinto, oggetto in passato di profonde puliture e di una notevole decurtazione in altezza, si presentava deprivato delle velature finali e fortemente ritoccato. Il colore inoltre, in corrispondenza della commettitura fra le due tavole del supporto tendeva a distaccarsi, lasciando intravedere la preparazione sottostante ed eraoffuscato da uno spesso strato di vernice ossidata e imbrunita sotto la qualie trasparivano patinatire e restauri alterati.
E’ stato quindi necessario riassestare il supprorto, rettificando la commettitura tra le due tavole. Si è quindi deciso di procedere a una pulitura graduale e controllata, attraverso la rimozione dello strato di vernice e restauri più recente e alterato; è stata quindi ristabilita la corretta adesione delle stesure pittoriche al supporto grazie ad applicazioni localizzate di colla di coniglio concludendo l’intervento con la stuccatura delle lacune e la reintegrazione pittorica, condotta velando puntualmente gli affiormanti delle stesure sottostanti.
Redazione Restituzioni