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    San Michele arcangelo

    Data: 1689-1691
    Artista: Lorenzo Vaccaro, Giovan Domenico Vinaccia
    Nascita artista: Lorenzo Vaccaro: Napoli 1655; Giovan Domenico Vinaccia: Massalubrense 1625
    Morte artista: Lorenzo Vaccaro: Torre del Greco 1706; Giovan Domenico Vinaccia: Napoli 1695
    Tecnica/Materiale: Argento, rame a basso tenore di stagno dorato (mantello), bronzo a basso tenore di stagno (dragone), bronzo dorato (elmo ed elementi decorativi), acciaio (spada), ferro forgiato (supporti interni), legno dipinto e dorato (base)
    Dimensioni: 176 x 110 x 87 cm
    Provenienza: Napoli, Cappella del Tesoro di San Gennaro, sacrestia
    Collocazione: Napoli, Museo del Tesoro di San Gennaro
    Edizione: Restituzioni 2011
    Autore scheda in catalogo: Laura Giusti
    Restauro: Lorenzo Morigi, con la direzione di Laura Giusti (SSPSAE e per il polo Museale della Città di Napoli)
    Ente di Tutela: Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Napoli

    Vidi poi un angelo che scendeva dal cielo con la chiave dell’Abisso e una gran catena in mano. Afferrò il dragone, il serpente antico – cioè il diavolo, satana – e lo incatenò per mille anni; lo gettò nell’Abisso, ve lo rinchiuse e ne sigillò la porta sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni. (Libro dell’Apocalisse)

    Scheda breve

    San Michele Arcangelo, guida suprema delle schiere celesti, simbolo per eccellenza della vittoria contro le forze del male, è qui rappresentato in una straordinaria scultura argentea a figura intera, secondo la consueta iconografia di guerriero alato con elmo piumato, corazza di centurione romano, spada e scudo, sul quale sono incise le parole “QUIS UT DEUS”.
    L’Arcangelo è colto nel momento in cui sta per colpire il drago già incatenato e vinto, schiacciato dal piede destro di Michele, come a tradurre in figura la suggestiva descrizione dell’Apocalisse. La scultura si compone di diversi materiali, secondo il gusto barocco: l’argento, di cui riluce quasi per intero l’elegante figura dell’arcangelo; il rame per il mantello; il bronzo per il dragone; il bronzo dorato dell’elmo e delle decorazioni; l’acciaio della spada; il ferro forgiato dei supporti interni e infine il legno dipinto della base: un singolare assemblaggio di materiali che esprime una spiccata sensibilità per il cromatismo, secondo una visione artistica unitaria, fondata sull’integrazione fra le varie arti.

     

     

     

    Splendido esemplare della plastica barocca napoletana, il San Michele Arcangelo è una delle cinquantadue sculture in argento dei protettori della città appartenenti alla Cappella del Tesoro di San Gennaro nel Duomo di Napoli. Nel 1691 san Michele fu dichiarato compatrono, come descritto in una cronaca contemporanea, da cui è anche possibile ricavare data di esecuzione (1689-91) e autore della preziosa scultura. O meglio, gli autori, trattandosi di un lavoro di équipe che vide coinvolti lo scultore Lorenzo Vaccaro, insieme all’argentiere Giovan Domenico Vinaccia e il celebre pittore Luca Giordano, nel ruolo di supervisore.
    L’opera realizzata secondo la tecnica della fusione indiretta, proprio per la varietà dei materiali impiegati richiese un’integrazione di competenze, qui felicemente realizzata. Grazie al restauro è stato infatti possibile recuperare  l’originaria policromia e soprattutto il raffinatissimo trattamento delle superfici della scultura, rifinita in ogni sua parte nonostante fosse stata commissionata per essere collocata in una nicchia della sacrestia ed evidentemente concepita per una visione frontale.

     

     

     

    Lo stato di conservazione dell’opera era assai compromesso: oltre ai dissesti della struttura interna, i danni maggiori si erano verificati nelle parti più delicate e aggettanti. In particolare il mantello era interessato da spaccature di vario tipo, le ali presentavano sconnessioni nelle parti in prossimità degli agganci e il pennacchio aveva subito, oltre a vistose deformazioni, anche la perdita di alcune piume. In queste zone si riscontravano anche vecchi interventi conservativi, consistenti in saldature e applicazioni di toppe nel mantello.
    Il restauro è stato preceduto da un’operazione preliminare di smontaggio del gruppo scultoreo in ogni sua parte, sottoponendo a trattamento di pulitura diversificata tutti i materiali costitutivi, al fine di asportare i materiali di corrosione e per il consolidamento delle parti fratturate. Tutte le superfici sono state infine trattate con materiale protettivo e rimontate. Sono stati infine inseriti due cristalli di rocca, l’uno al posto del vetro azzurro sul petto della scultura, e l’altro sul fermaglio del sandalo del piede posteriore.

     

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Prima del restauro, particolare delle ali dell’angelo

    Durante
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    Video con le fasi di restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Dopo
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    Dopo

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare del volto dell’angelo

    Dopo il restauro, particolare delle ali dell’angelo

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare del drago

    Dopo il restauro, particolare della mano dell’angelo

    Dopo il restauro, particolare del piede dell’angelo

    Approfondimenti

    Restituzioni 2011

    Tesori d’arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2011

    Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato

    a cura di Marco Ciatti, Magnolia Scudieri, Firenze 2011

    Altre opere dell'edizione

    arredi e suppellettili

    Bronzetto raffigurante coppia abbracciata

    ceramiche e porcellane

    Cratere apulo a figure rosse

    Pittore di Baltimora (attribuito a)

    corredo funerario

    Corredo funerario tardo-etrusco

    scultura

    Coppia di ritratti

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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