Protagonista della pala è san Lorenzo, rappresentato a figura intera e appoggiato a un gradino, con il viso giovanile, vestito con la cotta grigia e la dalmatica rossa decorata con racemi neri e temi sacri.
Lo sguardo del diacono è abbassato verso il grande libro, retto dal chierichetto, inginocchiato di spalle, con il turibolo che poggia la catena sul gradino.
In primo piano a sinistra è san Girolamo, ripreso di profilo e seduto, in vesti cardinalizie e segnalato dalla presenza del leone ai suoi piedi; il suo sguardo incrocia quello di san Prospero, la cui ricca veste episcopale è decorata sul bordo con piccole immagini dei santi Lorenzo e Gerolamo e una terza figura nascosta dal pastorale. Gli sguardi sono entrambi rivolti verso l’alto, da dove precipita in volo un angioletto, ritratto da sottinsù, che reca la palma del martirio di san Lorenzo. Lo sfondo architettonico è minimo, ridotto a due sole parti di colonne ai lati, poste a incorniciare l’immenso cielo azzurro cupo, rischiarato da sottili ombre di nuvole rosate.
L’opera, realizzata per la chiesa veneziana di San Giacomo dall’Orio, fu commissionata a Veronese da Laura Barbarigo, vedova di Girolamo Malipiero.
La famiglia dal 1573 aveva avuto in concessione la cappella dedicata a san Lorenzo, posta nel braccio sinistro del transetto. Morto Girolamo nel 1572, la moglie si impegnava a far decorare la cappella con una pala che trattenesse la memoria del marito scomparso, attraverso la presenza del santo eponimo. Gli altri santi si giustificano invece in relazione all’intitolazione della cappella, storicamente legata alla Scuola di San Lorenzo. La pala faceva infatti parte di un piccolo ciclo dedicato al santo, completato nelle pareti laterali da due tele di Palma il Giovane, mentre la perduta predella ripercorreva i principali momenti della vita del martire. Il terzo santo, Prospero, era oggetto di una particolare devozione presso la Scuola, che ne venerava le reliquie conservate nella chiesa. Singolare è tuttavia la rappresentazione del santo in abiti vescovili, e non come martire, forse a causa di una sovrapposizione che al soldato convertito al Cristianesimo sostituiva un altro Prospero, il vescovo di Reggio Emilia vissuto nel V secolo, spesso confuso, a sua volta, con Prospero d’Aquitania, protagonista di una disputa con san Girolamo. Nella sovrapposizione va forse ravvisata la volontà di rappresentare un dotto colloquio spirituale, in linea con le prerogative della pittura religiosa della Controriforma e in sintonia con il nuovo linguaggio, più pacato e dimesso, di Veronese nei primi anni Settanta.
La pellicola pittorica si presentava offuscata e spenta, coperta da uno strato di vernice ingiallita e segnata verticalmente da colature superficiali d’acqua piovana, infiltrata dal soffitto della cappella.
Vi erano inoltre sollevamenti e cadute di colore, soprattutto nella parte superiore della pala, e numerose ridipinture, dovute a un restauro del 1958. L’attuale intervento ha dunque provveduto a rimuovere le impurità e i ritocchi alterati, al consolidamento e alla reintegrazione del colore. Un’altra fase ha riguardato il telaio di supporto, che è stato pulito e consolidato nelle parti tarlate; si è quindi proceduto alla ritensionatura e al corretto ancoraggio della tela alla struttura di sostegno.
Redazione Restituzioni