Sullo sfondo di una loggia scorciata dal basso e aperta su un ampio cielo azzurro chiaro, si stagliano i santi Giovanni Evangelista e Giovanni Battista attorno alla Vergine con il Bambino, disposti su tre pannelli separati. Alle spalle dei due santi si notano le cime di due alberi: secco quello del Battista e rigoglioso, con le fronde, quello dietro l’Evangelista, secondo un’antica simbologia cristiana, ad indicare l’era prima e dopo la venuta di Cristo.
Domina nell’insieme l’immagine della Vergine con il volto delicato e lievemente inclinato, avvolta nel sinuoso manto blu che lascia vedere l’interno color arancio e la morbida veste rossa. Sulle sue ginocchia è il Bambino benedicente, in piedi e completamente nudo, quasi a ricordare la sua umanità e dunque la sua reale Incarnazione e la sua reale sofferenza al momento della Passione.
I tre pannelli dovevano fare inizialmente parte del registro superiore di un polittico poi smembrato.
Le tavole, esposte dal 1928 alla Pinacoteca Ambrosiana, appartenevano alla chiesa milanese di San Mattia alla Moneta, demolita in seguito alle soppressioni austriache nel 1775. Due anni più tardi passarono all’annessa chiesa del Santo Sepolcro, dove arrivarono già smembrate, come risulta dalla testimonianza di Francesco Bartoli che le vede nella sacrestia di San Mattia tra il 1776 e 1777.
Anticamente assegnate a Bernardo Zenale, le tavole sono state poi riferite a Marco d’Oggiono, secondo una tradizione che è stata avvallata dall’autorevole parere di Berenson (1968) e accolta fino a tempi non lontani, con una collocazione cronologica intorno al 1515. L’attribuzione è stata però messa recentemente in dubbio in favore di un pittore non meglio identificato di area zenaliana, che avrebbe realizzato il polittico intorno al secondo decennio del Cinquecento.
La superficie pittorica, segnata da alcuni sollevamenti di colore e iniziali decoesioni, presentava numerosi restauri di tono ormai alterato ed estese ridipinture. A disturbare la lettura era anche una vecchia vernice molto ossidata e una più recente molto lucida e spessa, cui si aggiungeva uno strato di depositi atmosferici molto consistente.
L’intervento è consistito nel consolidamento delle microaree di decoesione, nella pulitura della superficie pittorica e nell’integrazione pittorica delle lacune. La pulitura è stata eseguita con gradualità ed ha permesso di apprezzare la cromia intensa e brillante della pittura, evidenziando tuttavia numerose lacune e sgranature, risarcite quindi con il restauro pittorico a rigatino.
Redazione Restituzioni