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    Torna a Restituzioni 1992

    Ritratto funerario clipeato di Upsidia Chome

    Data: Prima metà del I secolo d.C.
    Tecnica/Materiale: Calcare d'Aurisina
    Dimensioni: alt. 49 cm; diam. esterno clipeo 33 cm; spessore clipeo 16,5 cm; base 26 x 15 cm
    Provenienza: Rinvenuto ad Altino in zona imprecisata nella seconda metà dell'800, il ritratto divenne parte della collezione Reali formatasi nella villa di Dosson (Treviso). Dieci anni dopo fu donato dal conte A. de Reali a L. Bailo, allora direttore del Museo di Treviso.
    Collocazione: Treviso, Museo Civico Luigi Bailo
    Edizione: Restituzioni 1992
    Autore scheda in catalogo: Margherita Tirelli
    Restauro: Maria Teresa Marchetto
    Ente di Tutela: Soprintendenza Archeologica del Veneto

    Al volto che non ha parola la salvezza di un nome: Upsidia, Upsidia, per sempre sottratta all’oblio del tempo

    Scheda breve

    La scultura è collocabile in età augustea-tiberiana (primo quarantennio del I sec. d.C. ). Il ritratto femminile, ad altorilievo, è colto in posizione frontale con spiccata sensibilità naturalistica. Il volto leggermente inclinato, la fronte bassa, le nette arcate sopraccigliari scolpite a spigolo vivo, gli occhi grandi e le labbra serrate: tutto mira all’individuazione, con tratti eleganti, di una figura femminile che si caratterizza, da un punto di vista espressivo, per un severo distacco. Alla plasticità del volto contribuisce anche la resa della capigliatura, secondo la classica variante provinciale della pettinatura alla Agrippina maior, con una riga centrale che divide i capelli in due morbide bande ad incorniciare il volto scendendo ai lati del collo fin dietro le spalle. Accanto all’attenzione per i dettagli espressivi, ciò che colpisce è il senso della profondità che lo scultore riesce a dare a questa testa femminile, che sembra davvero muoversi e avanzare dal fondo.

     

     

    La testa è inserita in un clipeo con profilo a porzione di semisfera, che presenta una cornice elegantemente decorata a bassorilievo da una corona d’alloro. La corona si diparte dal centro della parte inferiore per concludersi sulla sommità con un motivo ovoidale. Il clipeo ha come base un parallelepipedo a sezione trapezoidale, che doveva fungere da parte conclusiva del monumento sottostante (la base ha gli incassi per i perni). Sulla base, in belle lettere apicate, si ha l’iscrizione con il nome della defunta: “Upsidiae Chomi”. La brevità dell’iscrizione non consente di chiarire se la donna fosse libera o liberta, come sembrerebbe suggerire il cognome, Chome, di origine greca o orientale. Il gentilizio Upsidia invece è noto nella Venetia, dove la gens ha lasciato testimonianza nel bellunese.

     

     

    Una leggera corrosione superficiale ha dilavato in gran parte la matrice calcarea bianca. Scheggiature erano evidenti evidenti nel naso e in una parte del mento, mentre una larga sbrecciatura interrompe la decorazione della cornice. Incrostazioni calcaree erano presenti sui bordi e sul retro. L’intervento ha provveduto ad eliminare la stuccatura di base e i residui ferrosi. Per limitare la macchia di ruggine nella zona dell’incasso tra la scultura e il monumento sottostante si è utilizzata una protezione con Paraloid al 10%. Con impacchi di soluzioni di carbonato ammonico è stata eseguita la pulitura dei depositi terrosi. Con il bisturi invece sono state rimosse le incrostazioni calcaree e la scialbatura bianca. Un trattamento protettivo con Paraloid al 3% ha completato il restauro.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni '92

    Sedici opere restaurate, a cura di Fernando Rigon, Vicenza 1992

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

    scultura

    Ritratto funerario clipeato

    arredi e suppellettili

    Pugnale con fodero

    mosaico

    Mosaico pavimentale

    oreficeria

    Croce processionale

    Orefice veneziano

    http://restituzioni.com
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