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    Torna a Restituzioni 1995

    Ritratto di san Bernardino

    Data: Metà del XV secolo ca
    Tecnica/Materiale: Terracotta dipinta
    Dimensioni: alt. 28 cm ca
    Collocazione: Diocesi di Venezia
    Edizione: Restituzioni 1995
    Autore scheda in catalogo: Fiorella Spadavecchia
    Restauro: Ottorino Nonfarmale
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Venezia

    Il patrono di Siena[…] è sempre rappresentato in età avanzata, magro, emaciato, consunto dai digiuni, le penitenze, le mortificazioni, l’indefessa opera di predicatore; quale, insomma, lo videro i contemporanei, lo descrissero i suoi biografi e lo immaginarono i suoi devoti. R. Aprile, Bibliotheca Sanctorum

    Scheda breve

    La scultura, in terracotta dipinta, ritrae san Bernardino ormai vecchio in proporzioni naturali: il volto magro e affilato, le guance scavate, il collo, le orecchie, aderenti al capo, sono studiati con particolare attenzione; solo la capigliatura resa a ciocche regolari e parallele appare piuttosto rigida di modellato. L’effigie presenta un’aureola in legno ed è inserita in un’edicola pure lignea con lo stemma del doge Cristoforo Moro alla base e il trigramma “JHS” alla sommità.

     

     

    San Bernardino da Siena (1380-1444) fu assai venerato a Venezia e vi soggiornò più volte. Fu nella città lagunare anche nel 1443, ospite dei confratelli di San Giobbe, e nello stesso anno fu anche a Padova. Qui conobbe Cristoforo Moro, all’epoca podestà della città il quale, come profetizzato dal santo, sarebbe divenuto doge dal 1462 al 1471. Fu il Moro, molto devoto verso Bernardino, a donare questo ritratto alla chiesa di San Giobbe, dove oggi è conservato.
    A questo busto espressivo, dal modellato assai raffinato, si può riconoscere una matrice culturale toscana. Potrebbe essere stato realizzato intorno alla metà del XV secolo a Padova, dove Donatello giunse nel 1443, per un soggiorno lungo e assai fruttuoso per il colto ambiente padovano. La grande attenzione a ogni dettaglio anatomico fa pensare a un ritratto dal vero, se non al ricorso all’uso antico, reintrodotto intorno alla metà del Quattrocento in ambito toscano, di prendere l’impronta facciale. L’intento dello scultore è quello di restituire non un semplice rilievo topografico del volto bensì un’immagine sintetica dell’uomo, una testimonianza fedele e nello stesso tempo trascendentalizzata  del santo.

     

     

    Il busto presentava un accumulo di polvere, un pesante strato di ridipintura e vistose stuccature, spesso debordanti. Durante precedenti restauri il pezzo era stato assemblato con un composto in gesso e un  perno in legno era stato posto per sostenere la testa e raccordarla alla veste. La cavità interna delle spalle era stata riempita di gesso. La base è stata smontata ed è stato eliminato il gesso. L’assemblaggio è stato eseguito sul retro usando un sottile cordolo di acciaio inox. La veste è stata unita alla base con un sottile perno di acciaio. La pulitura è stata condotta con solventi aromatici e acqua. Per il fissaggio del colore originale è stato usata resina vegetale. Alcune vecchie stuccature sono state ridotte, altre sono state abbassate e corrette. Nella zone dell’occhio è stato asportato uno spesso strato di gesso. Il restauro pittorico è stato eseguito con velature ad acquerello. Un leggero velo di vernice mastice è servito come fissatore finale.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Durante
    Durante

    Durante il restauro, particolare, prova di pulitura

    Durante il restauro, particolare, prova di pulitura

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni '95

    Opere restaurate, a cura di Fernando Rigon, Cittadella 1995

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

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    Chiave hallstattiana

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