Contro uno sfondo neutro, di colore bruno, si staglia la figura di una giovane donna, posta di tre quarti e abbigliata alla moda dell’epoca, l’ultimo decennio del Settecento, con un turbante in testa e la camicia bianca scollata stretta da una fascia sotto il seno. Il volto, pieno e dall’espressione dolce, è incorniciato dai morbidi riccioli dei capelli color castano che ricadono fino alle spalle. Pochi ma sapienti colpi di luce illuminano il ritratto, valorizzando i dettagli decorativi, come il riflesso argenteo del turbante, le perle che ne segnano il bordo, la stoffa della veste. Il grado di finitezza dell’opera impedisce di considerarla uno studio preparatorio, quanto invece un vero e proprio omaggio all’effigiata, la giovane Domenica Volpato, cui viene restituita un’immagine di intensa bellezza.
Il ritratto raffigura Domenica Volpato, moglie di Raphael Morghen, incisore e allievo, a Roma, di Giovanni Volpato, padre di Domenica. E’ probabile che l’opera, prima di arrivare nella collezione di Antonio Borgogna, fondatore del museo in cui il dipinto è ora conservato, si trovasse nella casa fiorentina di Morghen insieme ad altri pezzi della collezione dell’incisore, morto a Firenze nel 1833. Il ritratto segue gli stilemi della poetica neoclassica, e in particolare della cultura romana di fine Settecento, di cui l’autrice, Angelica Kauffmann, è stata una raffinata interprete. Sembra infatti di poter datare l’opera, con una certa sicurezza, ai primissimi anni Novanta del Settecento, intorno al 1791, appena dopo la realizzazione dello Studio per il ritratto di Domenica Volpato, un disegno agesso nero e bianco su carta grigia, conservato a Innsbruck, ascritto appunto al 1791 e considerato il disegno preparatorio del ritratto vercellese.
La tela, offuscata da uno strato di vernice ossidata e depositi di polvere, presentava una crettatura diffusa che, in alcune zone, aveva dato origine a preoccupanti sollevamenti. La tela di rifodero, di primo Novecento, aveva inoltre causato un grave dissesto della superficie pittorica. La cornice, di fine Ottocento, presentava delle spaccature, mancanze e una disomogeneità cromatica dovuta anche all’inserimento di una bacchetta lignea all’interno della cornice. L’intervento, preceduto da analisi diagnostiche, è iniziato con il consolidamento della materia pittorica e la rimozione delle impurità, secondo un’ottica di intervento minimo, rispettoso della storia dell’opera. E’ stata quindi rimossa la tela di rifodero e sostituito il vecchio telaio con uno nuovo: su questo è stata applicata la tela originale tesa, con fasce perimetrali, su di una controtela in fibra sintetica. Il restauro si è concluso con la pulitura della cornice, risarcita nella foglia mancante in basso a destra, e la doratura della bacchetta interna, successivamente patinata e accordata al colore della cornice.
Redazione Restituzioni