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    Putto in piedi che suona l’arpa; Putto in piedi che suona la viola

    Data: 1535 ca
    Artista: Gaudenzio Ferrari
    Nascita artista: Valduggia 1475-76
    Morte artista: Milano 1546
    Tecnica/Materiale: Olio su tavola
    Dimensioni: 45 x 21 cm (ciascuna tavola); con cornice: 52,5 x 28,5 cm
    Provenienza: Collezione Luigi Cibrario, Torino (fino al 1870)
    Collocazione: Varallo Sesia (Vercelli), Pinacoteca (invv. 675, 676)
    Edizione: Restituzioni 2011
    Autore scheda in catalogo: Massimiliano Caldera, Carla Falcone
    Restauro: Fermo De Dominici, con la direzione di Massimiliano Caldera (SBSAE Piemonte) e Carla Falcone (Pinacoteca di Varallo Sesia)
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte

    La musica determina l’accordo degli elementi, creando in essi amore e concordia: è dottrina delle inclinazioni amorose riguardo l’armonia e il ritmo (Platone, Il convito), secondo un principio che trova grande accoglienza nella teoria rinascimentale sulla musica celeste.

    Scheda breve

    Due putti con il volto paffuto e tondo emergono dallo sfondo a monocromo color bronzo, completamente nudi e in piedi, con le carni della stessa cromia del vano scorciato in penombra.
    Il corpo sembra danzare e accompagnare la musica degli strumenti che reggono fra le mani: un’arpa e una viola, strumenti a corda che rievocano la musica celestiale, in contrasto con i più terreni strumenti a fiato, come insegnava la trattatistica del tempo. La tenerezza affettuosa e malinconica dei volti leggermente imbronciati e l’elegante inarcarsi delle piccole figure, che crea un suggestivo gioco di rimandi ritmici, confermano la profonda tensione esecutiva delle opere, da riferirsi senza dubbio alla mano di Gaudenzio Ferrari.

     

     

    Le tavolette, provenienti dalla collezione di Luigi Cibrario e ora conservate nella Pinacoteca di Varallo Sesia, furono messe in relazione con altre tavole di analogo soggetto, del Museo Borgogna di Vercelli, in occasione della mostra dedicata a Gaudenzio Ferrari, tenuta a Vercelli nel 1956.
    Le opere di Vercelli provenivano dalla collezione Arborio di Gattinara, dove si trovavano altri due scomparti, passati poi nella collezione Schweitzer di Berlino (oggi in collezione privata di Torino). La paternità gaudenziana delle opere già Gattinara, stabilita da Berenson e accolta poi dalla critica, è stata risolta in favore di Bernardino Lanino. Profonda è la differenza con le tavole di Varallo, che si distinguono per la qualità esecutiva più fluida e disinvolta. Più puntuale, invece, risulta il confronto con altre due coppie di tavolette conservate le prime nei depositi del Palazzo Reale di Torino, e le seconde provenienti dall’Institut of Art di Detroit (e passate poi nella collezione Schweitzer). Le tavole di Varallo, che forse facevano parte di un polittico, costituiscono un modello iconografico di particolare fortuna che, come dimostrano i diversi esemplari rimasti, deve esser stato più volte replicato nella bottega gaudenziana.

     

     

    Le tavole erano state a tal punto assottigliate che la superficie pittorica presentava alcune mancanze, dovute ad abrasioni visibili sul verso, che si è proceduto a stuccare. La corretta lettura della superficie pittorica era inoltre ostacolata dall’annerimento di varie ridipinture e dai fori lasciati dagli insetti xilofagi. Il restauro si è quindi concentrato sullo strato pittorico e ha provveduto ad asportare strati di verniciatura alterata e rimuovere gli antichi ritocchi pittorici, alterati e anneriti anch’essi. Si è dunque proceduto con la stuccatura delle lacune e dei fori di tarlatura con particolare stucco in polvere. E’ stata quindi effettuata la disinfestazione con prodotto antitarlo e si sono poi consolidate le tavole con resine acriliche. L’intervento si è concluso con l’integrazione pittorica, a tempera magra e velature ad acquerello, verniciatura finale di resina di puro mastice e opacizzazione con vernice opaca.

     

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Putto in piedi che suona la viola, prima del restauro

    Putto in piedi che suona l’arpa, prima del restauro

    Durante
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    Durante

    Putto in piedi che suona la viola, durante il restauro, particolare, fotografia IR

    Putto in piedi che suona la viola, durante il restauro, particolare, stuccatura dei fori da tarlatura

    Putto in piedi che suona la viola, durante il restauro, particolare, tarlature e sollevamenti del colore

    Putto in piedi che suona la viola, durante il restauro, tasselli di pulitura

    Putto in piedi che suona l’arpa, durante il restauro, tasselli di pulitura

    Putto in piedi che suona l’arpa, durante il restauro, particolare, fotografia IR

    Putto in piedi che suona l’arpa, durante il restauro, particolare, fotografia IR

    Putto in piedi che suona la viola, durante il restauro, particolare, fotografia IR

    Putto in piedi che suona la viola, durante il restauro, stuccatura dei fori da tarlatura

    Putto in piedi che suona la viola, durante il restauro, particolare, fotografia IR

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2011

    Tesori d’arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2011

    Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato

    a cura di Marco Ciatti, Magnolia Scudieri, Firenze 2011

    Altre opere dell'edizione

    arredi e suppellettili

    Bronzetto raffigurante coppia abbracciata

    ceramiche e porcellane

    Cratere apulo a figure rosse

    Pittore di Baltimora (attribuito a)

    corredo funerario

    Corredo funerario tardo-etrusco

    scultura

    Coppia di ritratti

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