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    Pastorale di Pio V

    Data: XVI secolo
    Artista: Ignoto scultore e orafo di area italiana
    Tecnica/Materiale: Avorio intagliato e scolpito e lamine d’argento incise
    Dimensioni: 198 × 19 cm
    Provenienza: Fano (Pesaro e Urbino), Cattedrale di Santa Maria Assunta, capitolo
    Collocazione: Fano (Pesaro e Urbino), Museo Diocesano, Raccolta Museale della Diocesi di Fano, Fossombrone, Cagli, Pergola
    Edizione: Restituzioni 2016
    Autore scheda in catalogo: Daniele Diotallevi
    Restauro: Vincenzina Tancini con la direzione di Daniele Diotallevi

    Opera restaurata da Vincenzina Tancini con la direzione di Daniele Diotallevi

    Scheda breve

    Questa mirabile opera è di particolare interesse non solo perchè appartenne a papa Pio V, che lo ebbe in dono nel 1556 per la consacrazione a vescovo, ma per essere insegna distintiva di vescovi, abati e badesse.

    Derivato dall’ambiente pastorale ebraico, il bastone allude al potere, sia giuridico sia dottrinale, esercitato dai ‘pastori di anime’ sui fedeli. Ebbe numerose forme, bastoni semplici, o culminanti in un pomo, in una croce, o con terminazione a ‘tau’, mentre la versione ‘a voluta’ si stabilizza dopo il Mille, anche se esemplari con estremità ricurva sono attestati fin dal VII secolo. Con i secoli X e XI la curvatura si accentua sempre più, e il ‘riccio’ che ne risulta si arricchisce di figure simboliche; del resto è forte il simbolismo della forma del pastorale: la voluta con cui prendere, trattenere, o riprendere il fedele, e la punta inferiore per spingere, stimolare. La struttura si fa più articolata, con un nodo di presa, forme architettoniche con statue di santi; spesso il fusto e scomponibile per un agevole trasporto. Si va dal legno ai materiali raffinati, metalli preziosi, e avorio, e decori sempre più sontuosi.

    È il caso di questo pastorale, donato da Pio V al vescovo di Fano Francesco Rusticucci, di nobile famiglia locale, il 31 gennaio 1567 ≪per ringraziarlo della soddisfazione che aveva avuto dei servizi prestati≫ quando era stato suo segretario. L’opera è interamente in avorio, ad eccezione del giglio in argento che l’arcangelo Gabriele offre alla Madonna nell’Annunciazione contenuta nel riccio, dove l’ambientazione rinascimentale richiama la scena di una tavoletta di Leonardo oggi al Louvre. Nel nodo, un’architettura con i quattro evangelisti rimanda alle nicchie di Orsanmichele a Firenze per le statue di San Giorgio e San Ludovico di Tolosa di Donatello, e le stesse figure fanno pensare ai Quattro santi coronati di Nanni di Banco nella stessa chiesa. Rubato alla metà del Seicento, poi recuperato, il pastorale fu modificato alla fine del Settecento dal vescovo Antonio Gabriele Severoli, con lamine d’argento (su cui sono incise le iniziali del nome di battesimo del vescovo ≪A G≫, la lettera ≪R(estauro)≫ e la data ≪1797≫) per riconsolidare il riccio e furono resi fissi i rocchi svitabili dell’asta. Dall’oggetto promana il senso di una vocazione, la grandezza di un ministero che porta agli uomini le parole del vangelo (gli evangelisti del nodo) per ricordare (il riccio con l’Annunciazione) la venuta del Dio che salva e redime.

    Il restauro non è consistito – ne d’altro canto avrebbe potuto essere – in una ricostruzione, nel riportare l’opera alle condizioni originali, quand’anche cio tecnicamente fosse stato possibile. In quest’ottica, per esempio, le parti mancanti delle decorazioni non sono state ricostruite a eccezione dei casi, minimi, in cui avevano un chiaro compito funzionale e di sostegno, e dell’ala sinistra dell’angelo, la cui mancanza rendeva la scena disarmonica. Le modifiche quindi effettuate in precedenti interventi, che pero testimoniano gli stessi, sono state lasciate. La filosofia del restauro è dunque consistita in interventi reversibili, rispettosi della storia dell’opera, che hanno già permesso un approfondimento delle tecniche costruttive di tale tipologia di oggetti liturgici, e ora, a operazioni concluse, permetteranno nuovi approfondimenti e analisi.

    Daniele Diotallevi

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Prima del restauro, particolare del riccio

    Durante
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    Durante

    Durante il restauro, particolare del nodo con san Marco

    Durante il restauro, particolare dell’asta, smontaggio

    Durante il restauro, particolare del riccio

    Durante il restauro, particolare del riccio, smontaggio della scena dell’Annunciazione e delle decorazioni

    Durante il restauro, particolare del riccio con l’angelo dell’Annunciazione

    Dopo
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    Dopo

    Dopo il restauro, particolare del riccio del nodo

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare del riccio con l’Annunciazione

    Dopo il restauro, particolare del riccio, lamina esterna con iscrizione

    Dopo il restauro, particolare del nodo

    Dopo il restauro, particolare del puntale

    Approfondimenti

    Restituzioni 2016

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2016 (PDF online)

    Restituzioni 2016. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2016 (guida cartacea)

    Scheda storico-artistica dal catalogo

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

    scultura

    Statua naofora di Amenmes e Reshpu

    scultura

    Bronzetti egizi da collezione

    corredo funerario

    Manufatti metallici

    scultura

    Giovane cavaliere (Dioscuro?) sorretto da una sfinge, detto ‘Cavaliere Marafioti’

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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