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    Onori d’Italia

    Data: 1805
    Artista: Bernard-Armand Marguerite (corona); Martin-Guillaume Biennais (scettro del Regno d’Italia; mano di giustizia del Regno d’Italia; scettro); Atelier Chevallier (mantello, sartoria); Maison Augustin-François-André Picot (mantello, ricami)
    Nascita artista: Parigi, notizie dal 1768 al 1843 (Bernard-Armand Marguerite); Lacochère, 1764 (Martin-Guillaume Biennais)
    Morte artista: Parigi, 1842 (Martin-Guillaume Biennais)
    Tecnica/Materiale: corona: oro, argento, vetri e paste vitree, madreperla, velluto scettro del Regno d’Italia: argento dorato, vetri paste vitree, velluto; mano di giustizia: argento dorato, avorio, vetri e paste vitree, velluto; scettro: argento dorato, velluto; mantello: velluto tagliato unito ricamato, seta; ricamo, filato ed elementi metallici; fodera: raso ricamato, seta; ricamo, filato di seta
    Dimensioni: corona: alt. 13 cm, diam. 20 cm; scettro del Regno d’Italia: lungh. totale 85 cm, diam. 2,5 cm; mano di giustizia: lungh. dell’impugnatura 62 cm; mano in avorio 14 cm, diam. 2,5 cm; scettro: lungh. 165 cm, diam. 2,5 cm; mantello: lungh. anteriore 130 cm, lungh. posteriore 264 cm, largh. 264 cm, lungh. spalla destra 11 cm, manica destra 37,5 cm, lungh. spalla sinistra 22 cm
    Provenienza: Milano, Palazzo Reale, Appartamento di riserva verso il duomo, Guardaroba
    Collocazione: Milano, Pinacoteca di Brera, (corona, Reg. Cron. 2273; scettro del Regno d’Italia, Reg. Cron. 2274; mano di giustizia, Reg. Cron. 2275; scettro, Reg. Cron. 2276; mantello, Reg. Cron. 2272), in deposito al Museo del Risorgimento
    Edizione: Restituzioni 2022
    Autore scheda in catalogo: Isabella Marelli
    Restauro: oreficerie: Lucia Miazzo (Studio e restauro di materiale costituente le suppellettili antiche, Milano); mantello: Giacinto Cambini, Cristina Nencioni, Guia Rossignoli, Licia Triolo (Opificio delle Pietre Dure, Firenze)
    Ente di Tutela: Pinacoteca di Brera

    Oreficerie restaurate da Lucia Miazzo (Studio e restauro di materiale costituente le suppellettili antiche, Milano) con la direzione di Isabella Marelli (Pinacoteca di Brera, Milano)

    Mantello restaurato da Giacinto Cambini, Cristina Nencioni, Guia Rossignoli, Licia Triolo (Opificio delle Pietre Dure, Firenze) con la direzione di Isabella Marelli (Pinacoteca di Brera, Milano) e Riccardo Gennaioli (Opificio delle Pietre Dure, Firenze)

    Scheda breve

    Il mantello e le oreficerie furono realizzati a Parigi per l’incoronazione di Napoleone re d’Italia, celebrata nel duomo di Milano il 26 maggio 1805, dagli artisti che già avevano compiuto le insegne imperiali destinate all’analoga cerimonia del 2 dicembre 1804 a Parigi. Il committente e il responsabile delle scelte iconografiche, di forte valenza politica, fu Napoleone in persona, che aveva in Carlomagno e nel suo impero un modello di riferimento. Questi oggetti, assieme alla spada e al globo, erano simboli di potere ispirati alle regalia carolinge: in quanto tali, conferivano un carattere di sacralità all’incoronazione del futuro sovrano e la loro presenza durante la celebrazione era imprescindibile.

    Le ragioni stilistiche e il significato simbolico delle insegne, dette anche Onori d’Italia, sono illustrati dal ministro delle Relazioni estere Ferdinando Marescalchi nel suo discorso del 20 febbraio 1805 tenuto a Parigi alla Consulta di Stato, dopo aver ricevuto precise indicazioni dal sovrano. Gli emblemi individuati per il nuovo regno furono il colore verde perché evocava la vegetazione che caratterizza la terra italiana, e la Corona di ferro, forgiata con il chiodo della Passione di Gesù e inserita nel diadema altomedievale (Monza, Museo e Tesoro del Duomo), scelta perché la tradizione faceva risalire ai re longobardi il suo uso nelle cerimonie di incoronazione.

    La forma della corona del Regno d’Italia, un alto cerchio sormontato da otto braccia chiuse da un globo sovrastato dalla croce, invece, era esemplata su quella imperiale adottata già da Filippo II di Spagna e manifestava che Bonaparte era anche imperatore.

    Per lo scettro, che doveva esibire un simbolo allusivo al sovrano o alla nazione, furono proposte la Corona di ferro, due alabarde incrociate, la testa di Giano, la sfinge di Augusto; alla fine Napoleone optò per il Leone di san Marco con l’alabarda, chiaro riferimento all’agognata riconquista di Venezia. Infine la mano di giustizia, allegoria del diritto, era ispirata a quella utilizzata da Carlomagno per affermare che Bonaparte ne era l’erede.

    Il mantello dell’incoronazione, chiamato anche grand-habillement, è in velluto verde di Lione e foderato di seta ricamata col motivo delle code di ermellino. È ornato da trecento rosette in filo d’argento e da un fregio ricamato in oro e argento secondo il disegno del pittore e miniaturista Jean-Baptiste Isabey già utilizzato per il manto in velluto rosso della cerimonia parigina: quest’ultimo, purtroppo, era conservato in Notre-Dame e fu distrutto durante la Restaurazione come tutti gli altri Onori imperiali. Il grand-habillement era completato da una mantellina e da un bordo entrambi di pelliccia, ora non più esistenti. La corona del Regno d’Italia è opera di Bernard-Armand Marguerite, noto come il gioielliere di Giuseppina perché le aveva fornito tutti i monili indossati nella cerimonia parigina. La corona è in oro, ma le gemme sono in vetro e pasta vitrea: lo scintillio di quelle disposte lungo il cerchio è accentuato da lamine di rame argentato. Altro elemento decorativo sono le sferette in argento graffito che le rendono simili a delle perle, effetto che si riscontra nella corona fedelmente riprodotta nel ritratto ufficiale di Napoleone re d’Italia di Andrea Appiani. Lo scettro, la mano di giustizia e il bastone del comando in argento dorato e vetri verdi e rossi furono realizzati da Martin-Guillaume Biennais, argentiere e orafo molto apprezzato da Napoleone e dal suo entourage.

    Gli Onori d’Italia rimasero nel Palazzo Reale di Milano fino al 1816; nel XIX secolo, in data imprecisata, furono portati dagli austriaci a Vienna ed esposti nel museo della Schatzkammer della Hofburg.

    Le insegne ritornarono a Milano nel 1921, assieme ad altre opere d’arte, per intervento del soprintendente e direttore di Brera Ettore Modigliani, delegato dal ministero degli Esteri alla conferenza di pace di Parigi per i negoziati sulle restituzioni artistiche. Registrati nel patrimonio della Pinacoteca di Brera, gli Onori d’Italia furono esposti nel Museo del Risorgimento a partire dal 1936.

     

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima
    Foto Lucia Miazzo

    Prima del restauro, corona

    Foto Lucia Miazzo

    Prima del restauro, scettro del Regno d’Italia

    Foto Lucia Miazzo

    Prima del restauro, scettro del Regno d’Italia, particolare

    foto Thierry Radelet

    Prima del restauro, scettro, particolare

    foto Thierry Radelet

    Prima del restauro, scettro

    foto Lucia Miazzo

    Prima del restauro, mano di giustizia, particolare

    foto Lucia Miazzo

    Prima del restauro, mano di giustizia, punzoni

    foto Lucia Miazzo

    Prima del restauro, mano di giustizia, particolare

    Prima del restauro, mantello

    Durante
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    Durante
    foto Lucia Miazzo

    Durante il restauro, corona, particolari delle semisfere in argento, prima e dopo la pulitura

    foto Lucia Miazzo

    Durante il restauro, corona, particolare della deformazione sulla lamina

    foto Lucia Miazzo

    Durante il restauro, corona, parziale smontaggio dell’interno

    foto Lucia Miazzo

    Durante il restauro, mano di giustizia, smontaggio della parte superiore

    foto Lucia Miazzo

    Durante il restauro, pulitura, particolare del leone alato in vermeil sovrastante lo scettro

    foto Lucia Miazzo

    Durante il restauro, scettro del Regno d’Italia, vista dell’interno verso la sommità

    foto Lucia Miazzo

    Durante il restauro, l’insieme degli oggetti dopo la pulitura e la sistemazione dell’assetto dello scettro, in asciugatura dopo gli ultimi trattamenti di protezione superficiale

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giacinto Cambini

    Particolare del ricamo, ghirlanda di alloro con piccole bacche; all’interno, due alabarde incrociate e corona a sette punte

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giacinto Cambini

    Particolare del ricamo, composizione vegetale con N raggiata al centro

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giuseppe Zicarelli - Laboratorio fotografico OPD

    Disposizione del ricamo sul velluto, disegno a ellissi irregolari; nella parte terminale dello strascico aumenta visibilmente la densità delle rosette

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giacinto Cambini

    Cimosa del velluto; evidente il filato verde della trama di fondo

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giacinto Cambini

    Traccia a matita del ricamo della fodera; cucitura in seta verde sovrammessa alla cucitura in lino écru

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giacinto Cambini

    Durante il restauro, pulitura di una rosetta del ricamo

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giacinto Cambini

    Dopo il restauro, particolare della manica

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    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, corona

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, corona, particolare

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, corona, particolare

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, corona, particolare

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, scettro del Regno d’Italia

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, mano di giustizia

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, scettro del Regno d’Italia, particolare

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, scettro del Regno d’Italia, particolare

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, scettro del Regno d’Italia, particolare

    Dopo il restauro, scettro

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, mano di giustizia, particolare

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, mano di giustizia, particolare

    foto Thierry Radelet

    Dopo il restauro, mano di giustizia, particolare

    Su concessione del Ministero della Cultura – Opificio delle Pietre Dure di Firenze, foto Giacinto Cambini

    Dopo il restauro, mantello

    Approfondimenti

    Restituzioni 2022. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco, Milano 2022 (guida cartacea)

    Restituzioni 2022

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco, Milano 2022 (PDF online)

    Scheda dal catalogo

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