Una coppia di bracciali in bronzo, che rappresentano tortuose figure di due serpenti destinati ad avvolgere con eleganza i polsi di una donna longobarda, la accompagnarono anche nel viaggio ultraterreno, venendo inseriti nel suo corredo funerario.
Si tratta di una rappresentazione molto realistica, soprattutto nella definizione delle teste dei serpenti, con bocche e occhi ben definiti. Dello stesso corredo funerario è la splendida bottiglia di vetro soffiato di colore verde chiaro, di forma globulare con il collo allungato, elegantemente decorata con un motivo a spirale bianco che la avvolge.
Gli oggetti sono stati rinvenuti in una sepoltura longobarda databile intorno alla metà del VII secolo, quando anche Vicenza, come gran parte del Veneto era sotto il dominio di quel popolo.
La bottiglia è un tipico manufatto di quel periodo ed è stato uno degli elementi fondamentali per la datazione della sepoltura. I bracciali invece fanno riferimento ad una tipologia già molto diffusa in epoca tardoromana, nel IV e V secolo, e sono probabilmente di produzione bizantina, per cui costituiscono un’importante testimonianza delle relazioni commerciali fra Bizantini e Longobardi, popoli tradizionalmente rivali, nel Veneto del VII secolo.
L’intervento di restauro è stato innanzitutto necessario per rimuovere i depositi terrosi accumulati nel tempo e le macchie di ossidazione dalle armille.
La bottiglia era stata trovata spezzata in diversi frammenti, che sono stati ricomposti dopo la pulitura con un processo molto lungo e complicato che ha anche dovuto integrare alcune piccole lacune. La pulitura delle armille è avvenuta tramite la rimozione a bisturi dei depositi terrosi, seguita da numerosi lavaggi in diverse soluzioni per rimuovere e prevenire l’ossidazione del bronzo.
Redazione Restituzioni