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    Torna a Restituzioni 2011

    Matrimonio mistico di santa Caterina d’Alessandria e san Felice vescovo

    Data: 1540-1542
    Artista: Girolamo Romanino
    Nascita artista: Brescia 1484-1487
    Morte artista: Brescia 1560
    Tecnica/Materiale: Olio su tela
    Dimensioni: 230 x 173 cm
    Provenienza: Calvisano (Brescia), Chiesa antica di San Silvestro Papa
    Collocazione: Calvisano (Brescia), Chiesa parrocchiale di San Silvestro Papa, primo altare a destra, detto di Santa Caterina
    Edizione: Restituzioni 2011
    Autore scheda in catalogo: Renata Casarin
    Restauro: Marchetti e Fontanini, con la direzione di Renata Casarin (SBSAE Mantova)
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Brescia, Cremona e Mantova

    … prima che si consumi il matrimonio spirituale, nella sua dimora, che è questa la settima, poiché, come ha una dimora in cielo, così deve avere nell’anima un luogo di soggiorno dove abita solo lui, per così dire un altro cielo. (Santa Teresa d’Avila) Fra i temi più diffusi  dell’iconografia religiosa occidentale, il Matrimonio mistico di Santa Caterina è protagonista della pala di Romanino per Calvisano.

    Scheda breve

    La scena si svolge al cospetto del santo vescovo Felice, all’interno di una basilica cristiana, appena suggerita dalla serie di archi impostati su colonne ioniche, a sinistra, e dalla fuga prospettica di aperture marmoree, a destra. Un soffitto a lacunari sovrasta il baldacchino che ospita la Vergine con il paffuto Bambino, che porge a santa Caterina, l’anello delle mistiche nozze. La santa, segnalata dalla presenza della ruota dentata, esprime una regalità pari al grado della sua nascita, sottolineata dalla sontuosa veste gialla e dalle perle intrecciate nei capelli raccolti, segno peraltro di purezza. A san Felice spetta invece  il compito d’invitare il devoto spettatore nella scena, con lo sguardo sostenuto dall’autorità del suo mandato vescovile, alluso dal pastorale e dalla mitria, deposta però a terra, come la corona di Caterina, in segno di umiltà.

     

     

    Il dipinto proviene dalla primitiva chiesa castrense di San Silvestro, consacrata parrocchiale nel 1792. Il dipinto, nel 1858, fu oggetto di un intervento censorio piuttosto penalizzante per la vicenda critica, poiché vennero ricoperte le nudità del Bambino con del bianco, poi fortunatamente rimosso. A parte alcune perplessità, la pala è ritenuta  autografa di Romanino, e ricondotta, in base a puntuali confronti stilistici, ai primi anni Quaranta del Cinquecento, quando l’artista rinnova radicalmente il proprio linguaggio espressivo, sottoponendolo a un respiro classico e misurato. Si tratta di un’opera di transizione, come testimonia il persistere di stilemi caratteristici degli anni Trenta, quali la monumentalità, la fissità dell’impaginazione e la dilatazione dei corpi. A confermare tuttavia la cronologia intorno al 1540-42 è il peculiare studio luministico, in funzione simbolica, caratteristico della produzione di Romanino del quinto decennio.

     

     

    Il restauro ha permesso di rivelare la brillantezza della tavolozza  mediante un accurato lavoro di riordino delle campiture e di pulitura, non prima di aver indagato la natura del supporto e ricomposto filologicamente gli interventi operati sulla pala.
    Si è quindi potuto ricondurre all’intervento di inizio Novecento il rifodero a colla pasta così come lo spostamento dei margini del dipinto e il conseguente ampliamento dimensionale. A un secondo restauro novecentesco sono state invece imputate le operazioni di reintelaiatura, surrogazione dell’inchiodatura, stuccatura; l’esecuzione di ritocchi e l’applicazione di una vernice cerosa.
    Il restauro si è rivelato pertanto impegnativo e ha riguardato il riordino del telaio; la rimozione della tela di rifodero e dei depositi di polvere e sporco; la sostituzione della vecchia chiodatura perimetrale. Per risanare lo stato dei margini della tela di fodera, sono state inserite tra telaio e tela della fasce in puro lino. Sono state quindi rimosse le ridipinture e stuccature. L’intervento si è concluso con la stuccatura delle lacune e la reintegrazione pittorica.

     

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Prima del restauro, fluorescenza UV

    Durante
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    Durante

    Durante il restauro, particolare di san Felice, saggio di pulitura

    Durante il restauro, saggi di pulitura

    Durante il restauro, particolare del libro di san Felice, saggio di pulitura

    Durante il restauro, particolare dei pendagli di frutta, saggio di pulitura

    Durante il restauro, particolare della gamba del Bambino, saggio di pulitura

    Durante il restauro, particolare del volto della Madonna, saggio di pulitura

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare della Madonna e il Bambino

    Dopo il restauro, particolare del soffitto a lacunari

    Approfondimenti

    Restituzioni 2011

    Tesori d’arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2011

    Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato

    a cura di Marco Ciatti, Magnolia Scudieri, Firenze 2011

    Altre opere dell'edizione

    arredi e suppellettili

    Bronzetto raffigurante coppia abbracciata

    ceramiche e porcellane

    Cratere apulo a figure rosse

    Pittore di Baltimora (attribuito a)

    corredo funerario

    Corredo funerario tardo-etrusco

    scultura

    Coppia di ritratti

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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