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    Madre e figlio

    Data: 1917
    Artista: Carlo Carrà
    Nascita artista: Quargnento, Alessandria, 1881
    Morte artista: Milano, 1966
    Tecnica/Materiale: Olio su tela
    Dimensioni: 108,3 × 78,3 × 6,5 (con cornice); 90 × 60,2 (senza cornice)
    Provenienza: Milano, collezione Emilio e Maria Jesi
    Collocazione: Milano, Pinacoteca di Brera (inv. Reg. Cron. 5060)
    Edizione: Restituzioni 2016
    Autore scheda in catalogo: Marina Gargiulo
    Restauro: Carlotta Beccaria con la direzione di Marina Gargiulo

    Opera restaurata da Carlotta Beccaria con la direzione di Marina Gargiulo

    Scheda breve

    Grazie al lascito di Emilio e Maria Jesi la Pinacoteca di Brera acquisisce nel 1976 i tre capolavori metafisici di Carlo Carrà, realizzati nel 1917 nell’ospedale militare di Villa del Seminario a Ferrara, in quotidiano prolifico confronto con Giorgio de Chirico: La musa metafisica, La camera incantata e Madre e figlio. Precedentemente appartenuto a Emilio Piccoli il dipinto viene venduto agli Jesi dalla Galleria Barbaroux di Milano prima del 1942, anno in cui entra a Brera per la prima volta in prestito alla monografica curata da Guglielmo Pacchioni.

    Composizione fitta e rigidamente organizzata di oggetti quotidiani, tradotti dall’artista in chiave esplicitamente metafisica, l’opera conferma in primo piano l’elemento tipico della stagione ferrarese: il manichino, riproposto nella doppia personificazione familiare del figlio, in abiti da marinaretto, e della madre, inquietante busto sartoriale di memoria futurista.

    Le indagini diagnostiche eseguite dal Laboratorio interno della Pinacoteca (RX e IRR Osiris) e i risultati del restauro svelano tracce e disegni di una versione precedente, in cui comparivano il manichino di destra isolato, diversi elementi rettangolari e circolari al centro e pesi cilindrici al suolo; fra la prima stesura e la definitiva, la riflettografia infrarossa mostra più nitidamente altri elementi successivamente cancellati: la prospettiva approfondita della stanza, geometrizzata in solidi cubi digradanti, il triangolo sghembo e la base rettangolare del metro tracciati sul pavimento, il parallelepipedo in basso a sinistra e soprattutto una precedente firma, ≪C. Carra 917≫, simile alla finale, ma spostata a destra e con la data sotto al nome. Modifiche, aggiunte ed espunzioni che attestano la lenta e meditata elaborazione dell’opera e la ricerca di Carrà sui rapporti fra gli oggetti, sulle proporzioni spaziali, sulla purezza delle forme, all’insegna di un nuovo classicismo fatto di essenza e armonia. Le rielaborazioni del dipinto trovano riscontro nel corso del restauro, condotto su una materia pittorica estremamente stratificata e corposa, e connessa a un supporto radicalmente e traumaticamente trasformato da un intervento di trasporto, eseguito probabilmente quando l’opera era in collezione privata.

    Marina Gargiulo

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Durante
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    Durante

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Durante il restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2016

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2016 (PDF online)

    Restituzioni 2016. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2016 (guida cartacea)

    Scheda storico-artistica dal catalogo

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

    scultura

    Statua naofora di Amenmes e Reshpu

    scultura

    Bronzetti egizi da collezione

    corredo funerario

    Manufatti metallici

    scultura

    Giovane cavaliere (Dioscuro?) sorretto da una sfinge, detto ‘Cavaliere Marafioti’

    http://restituzioni.com
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