La tavola raffigurante la Madonna con il Bambino tra sant’Antonio abate, san Giovannino, san Bartolomeo e san Nicola di Bari attribuita ad Agostino Marti e conservata nella pieve di Santa Maria e San Jacopo di Lammari, a Capannori, è ancora senza una datazione precisa (fine del XV secolo) e senza la certezza del suo autore. Nel tempo l’opera non ha trovato una precisa attribuzione, nelle vecchie schede OA il Ridolfi nel 1914 scrive che è “opera di sicuro e buon disegno di eccellente artista della fine del XV secolo, di scuola toscana”. Isa Belli Barsali conferma, nella scheda del 1947, quanto scritto dal Ridolfi, scrivendo “opera di ignoto toscano con influssi umbri della fine del ’400”. Più recentemente Ferretti la inquadra come opera di Agostino Marti. L’opera è giunta a noi praticamente intatta, non ha subito nei secoli interventi di restauro e l’opportunità del progetto Restituzioni ha permesso di realizzare un percorso di diagnostica e di indagine non invasivo, attraverso l’utilizzo di tecnologie come la riflettografia, le riprese macro, le radiografie, le termografie che hanno consentito di riscoprirne le caratteristiche tecniche, le cromie, le modalità di realizzazione e gli spunti costruttivi, occultati dalle patine del tempo e da una spessa crosta di residui che ne inficiava la lettura e la riconoscibilità.
La composizione delle figure e il loro rapporto all’interno della scena sacra vanno oltre l’armonia della rappresentazione e l’eleganza della struttura iconografica; l’identità dei personaggi è mostrata attraverso i classici attributi, le vesti, gli atteggiamenti che rendono immediato il messaggio di comunicazione, ma nonostante il tema sacro sia esplicitato in modo inequivocabile, trapela ed emerge la naturalezza dei personaggi che si mostrano con le loro debolezze, i difetti e gli stati d’animo. Ogni particolare riconduce la scena in un ambito reale, vero, naturale, i personaggi sembrano essere veri e propri ritratti: non sono essenze, ma presenze. La composizione trasmette al fruitore una generale sensazione di familiare naturalezza, con una maestria e una tecnica mirabili anche nella rappresentazione degli sfondi, negli elementi del paesaggio e della vegetazione, dipinti con grande minuzia di dettagli e precisione, senza alcuna sbavatura e senza incertezze, come se il pittore vi avesse lavorato al microscopio. Un’opera sicuramente da approfondire e studiare, che lascia spazio a nuove interpretazioni, ancora da comprendere e verificare.