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    Torna a Restituzioni 2008

    Lastra di arredo liturgico

    Data: VIII secolo d.C.
    Tecnica/Materiale: Quando viene lodato, il pavone allarga i suoi colori splendenti come pietre preziose, soprattutto mettendosi contro il sole, perché così risplendono con più fulgore. Nello stesso tempo, incurvando la coda a forma di conchiglia, cerca effetti di ombra per gli altri colori, che nell’oscurità brillano più chiaramente, e raccoglie tutte le sue penne munite di occhi, e gode che questi siano visti. Gaio Plinio Secondo, Storia naturale (Naturalis historia) X, 44
    Dimensioni: 83 x 91,5 x 12 cm
    Provenienza: Anguillara Veneta
    Collocazione: Este (Padova), Museo Archeologico Nazionale Atestino, I.G. 1858
    Edizione: Restituzioni 2008
    Autore scheda in catalogo: Giovanna Valenzano
    Restauro: Patrizia Toson
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto

    Nella resurrezione generale in quel giorno in cui tutti gli alberi, ovvero tutti i santi, cominceranno a rinverdire, questo pavone – che altro non è se non il nostro corpo – sbarazzato dal piumaggio della mortalità, riceverà quello dell’immortalità. (Antonio da Padova)

    Scheda breve

    Un alone di mistero circonda la lastra con la raffigurazione di due pavoncelle dal Museo Archeologico Atestino, dove è esposta accanto ad un’altra lastra altomedievale, proveniente da Medaglino San Fidenzio, anch’essa restaurata nell’ambito di Restituzioni e recentemente oggetto di importanti studi. Diversamente da quest’ultima, per la lastra con le pavoncelle, il pessimo stato di conservazione e l’assenza di notizie certe in merito alla provenienza originaria o alle collocazioni antecedenti quella attuale, rendono difficile sia una datazione che un’attribuzione dell’oggetto ad un preciso ambito culturale.

    Per ricostruirne il passato, soccorre solo una generica annotazione collocabile tra il 1910 e il 1921 che la dice proveniente dalla chiesa di Anguillara Veneta (Padova), per la quale la lastra è stata usata come prova dell’esistenza di un edificio di culto antecedente alla più antica testimonianza documentaria di una ecclesia nella zona (XI secolo). In mancanza di riscontri archeologici o di ulteriori notizie sul rinvenimento, considerando la rarità di fonti documentarie antecedenti il IX secolo, solo alcune considerazioni stilistiche sul modo in cui sono scolpite le pavoncelle suggeriscono di accettare la provenienza anguillarese, contro l’affermazione di Barzon che nel 1955 scrisse «[…] stava infisso nella chiesta di Anguillara. Poiché questa chiesa è di tarda età e in quel luogo, prima del 1000, non esisteva nessuna chiesa o cappella, il relitto si trovava colà perché importato posteriormente».

     

     

    Nonostante le cattive condizioni, è ancora possibile leggere il disegno scolpito: due pavoncelle affrontate tra le quali un piccolo della specie, appena riconoscibile, becca un fiore di loto. La scena, completata da un fiore a quattro petali e da un altro a sei, si svolge nel registro principale, delimitato da due liste parallele e racchiuso da due cornici vegetali con motivo a tralcio continuo. Questi elementi si prestano a considerazioni divergenti: mentre gli elementi decorativi della cornice sono ampiamente attestati dal VII al IX secolo e non sono utili per una datazione più precisa del reperto, gli uccelli scolpiti non trovano confronti con alcun esempio noto della scultura altomedievale. Non si tratta dei pavoni dalla coda ampia e stondata che sono un tema ricorrente, attestato sia nei rilievi scolpiti paleocristiani che negli esemplari longobardi da Cividale del Friuli, Brescia e Pavia, ma di uccelli delle paludi. La mancanza di simmetria e la necessità di riempire i vuoti avvicinano la lastra all’età longobarda, mentre l’alta qualità del rilievo suggeriscono di anticiparne la datazione agli inizi dell’VIII secolo, pur con molta cautela.

     

     

    L’intervento di pulitura, difficoltoso per l’azione corrosiva dei depositi, è consistito nella rimozione degli strati di deposito a bisturi, nella desalinizzazione del materiale litico con impacchi di polpa di carta in acqua demineralizzata, nella rimozione dei sigilli in malta di calce dagli incavi ricavati per i ganci con cui l’opera fu spostata e insediata. Durante il restauro, completato con la stuccatura dei due incavi, la lastra è stata sottoposta ad analisi petrografica ed è stato possibile identificare la provenienza vicentina della pietra.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Lato posteriore con accentuato degrado

    Durante
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    Durante

    Asportazione a bisturi dei depositi degradati

    Asportazione a bisturi dei depositi degradati

    Durante la pulitura, incrostazioni di cemento

    Durante la pulitura, particolare

    Durante la pulitura, degrado di strato superficiale di gesso

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2008

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2008

    Altre opere dell'edizione

    scultura

    Statuetta femminile panneggiata

    scultura

    Statuetta femminile panneggiata

    scultura

    Capitello di lesena

    scultura

    Statua di Icaro

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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