Il diacono Stefano, inginocchiato per terra con le braccia spalancate e la tunica rosso chiaro, appare assorto nella visione dei cieli aperti, con l’irruzione di Cristo e Dio Padre in alto a destra. Lo circondano i suoi aguzzini, intenti a sollevare e scagliare con forza le pietre contro di lui. Le vesti del martire sono deposte ai piedi del giovane Saulo, seduto sulla destra e non ancora convertito alla fede. Sullo sfondo, a sinistra è la città di Gerusalemme, dove Stefano proclamò il suo discorso e il suo credo. Nelle bordure verticali sono rappresentate, in entrambe e specularmente, le Arti del trivio, mentre in quella orizzontale sono quattro Virtù cardinali: da sinistra a destra, la Carità, con il cuore ardente, la Fortezza, la Temperanza e la Diligenza.
L’arazzo proviene da una serie di nove pezzi commissionati dal cardinale Ercole Gonzaga, entro il 1557, tessuti su cartoni di Raffaello e ora raccolti a Palazzo Ducale a Mantova.
Raffaello preparò nel 1514-1516 per papa Leone X dieci cartoni, inviati a Bruxelles dove Pieter van Aelst ne trasse gli arazzi destinati alla Cappella Sistina; i cartoni rimasero nelle Fiandre e furono adoperati per la tessitura di ulteriori serie, da cui deriva il nostro arazzo. Il ciclo, tratto dagli Atti degli Apostoli e destinato al Duomo di Mantova, fu trasferito in Palazzo Ducale nel Settecento, occasione in cui vennero effettuati dei restauri. Fatta eccezione di una parentesi tra 1866 e 1919, quando la serie fu portata dagli Asburgo in Austria, gli arazzi sono sempre rimasti nella sede di Palazzo Ducale. Nell’opera è presente una marca, la cosiddetta marca geometrica, leggibile come una doppia “AL” o doppia “VL”, assegnata nel tempo a vari arazzieri e oggi sciolta come il “Maestro della marca Geometrica”, probabilmente un tessitore attivo a Bruxelles attorno al sesto decennio del secolo e forse collaboratore di Van Tieghem e Ghieteels. Lo confermerebbe lo stile dell’arazzo, distante dalle invenzioni raffaellesche e di gusto decisamente nordico.
L’intervento di restauro è stato preparato da analisi scientifiche, un grafico di degrado, un grafico dei precedenti interventi di restauro e una prima documentazione fotografica.
È stata dapprima effettuata l’aspirazione dell’intera superficie tramite aspiratore, per eliminare la polvere, e si è quindi proceduto con la pulitura, eseguita con una soluzione vaporizzata a freddo. L’asciugatura è stata accelerata da una ventilazione forzata d’aria fredda. Sono stati poi effettuati il consolidamento per fasce, mantenendo il supporto (una tela di canapa settecentesca), la ricomposizione delle reintegrazioni e l’alleggerimento delle ritessiture settecentesche dipinte. Per una miglior distribuzione dei carichi dell’arazzo e per un suo consolidamento strutturale, sono state eseguite cuciture a mano con filato di cotone naturale. Infine, l’arazzo è stato nuovamente foderato, con una tela di lino e cotone naturale, non tinta, che darà ulteriore protezione da agenti esterni senza vincolarne la mobilità.
Redazione Restituzioni