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    Torna a Restituzioni 2008

    La Madonna con il Bambino tra i santi Bonaventura e Sebastiano

    Data: 1517-18 ca
    Artista: Girolamo di Romano, detto il Romanino
    Nascita artista: Brescia 1484/87
    Morte artista: 1560
    Tecnica/Materiale: Olio su tavola
    Dimensioni: 178 x 173,5 x 2 cm
    Provenienza: Salò (Brescia), chiesa di San Bernardino
    Collocazione: Salò (Brescia), Duomo di Santa Maria Annunciata
    Edizione: Restituzioni 2008
    Autore scheda in catalogo: Rita Dugoni
    Restauro: Marchetti e Fontanini
    Ente di Tutela: Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico per le province di Brescia, Cremona e Mantova

    I suoi rami sono l’etere, l’aria, il fuoco, l’acqua , la terra. (Upanisad) Variando sul tema della Madonna in trono, Romanino rende il legno protagonista dell’immagine. Riaffiora così la suggestiva leggenda medievale che vede nella croce il Legno della Vita tratto dall’albero cosmico, archetipo del mito universale, condiviso dalle religioni che hanno fatto la storia dell’umanità.

    Scheda breve

    La pala, destinata ai frati minori di Salò cattura il nostro interesse per alcuni particolari poco “ortodossi”. Apparentemente, la scena si configura come una consueta rappresentazione di Madonna con il Bambino in trono e santi. In realtà, la sostituzione del consueto sfondo di architettura ecclesiastica con un’ambientazione campestre, di grande impatto lirico, conferisce all’immagine una dimensione umile, vicina alla spiritualità francescana. In quest’ottica, la presenza dei due santi laterali ­– Sebastiano, nella tradizionale postura che lo vuole legato a un albero e trafitto dalle frecce del martirio, e Bonaventura, chiuso nel bel piviale rosso ricamato in filo d’oro con le sagome dei serafini ­– arricchisce il messaggio devozionale dell’opera. Essi, infatti, collocati quasi allo stesso livello della Vergine, ne condividono la dimensione celeste, fungendo da tramite per l’osservatore esterno.

    La Vergine indossa una veste di velluto rosso sontuosamente coperta da un drappo giallo ocra, cui  fa da contrasto un trono niente affatto monumentale dove il legno – puntuale riferimento alla leggenda medievale dell’Albero della Vita – è l’assoluta materia prima: collocato su un semplicissimo tavolato, l’umile seggio è composto da assi inchiodate a piccoli tronchi e completato sullo schienale da un drappo verde retto dai rami intrecciati di due arbusti, a chiosare il messaggio pauperistico dell’opera.

     

     

    Il dipinto costituisce il frutto di una serie di rapporti che il pittore bresciano aveva instaurato con la cittadina di Salò, dove aveva ricevuto alcune commissioni, per destinazioni pubbliche (il Duomo, la loggia del Palazzo del Provveditore) e private.

    Sulla base di considerazioni stilistiche, l’opera è stata riportata alla fine del secondo decennio del Cinquecento (1517-18), anche se non sono stati trovati documenti che possano confermare l’ipotesi. Le fonti antiche, tuttavia, attestano la destinazione alla chiesa di San Bernardino, dove l’opera è rimasta fino al 1906. Agli inizi del Novecento, dopo un terremoto, si rese necessario il trasferimento presso il Duomo cittadino, dedicato a Santa Maria Annunciata. Qui è ancora possibile ammirare l’opera nella sua integrità, collocata sulla parete tra la prima e la seconda cappella della navata sinistra e racchiusa in una recente cornice in legno dorato.

     

     

    La storia conservativa della tela ci è purtroppo nota per gli aspetti negativi che l’hanno caratterizzata, per quei “cattivi ritocchi” osservati già a inizio Novecento, in concomitanza con l’unico restauro storicamente documentato (1913).

    Nel tentativo di asportare le antiche ridipinture, quest’ultimo contribuì a un ulteriore danneggiamento della superficie pittorica, causando la perdita di delicate stesure di finitura originali. Altri problemi sono stati determinati dai sollevamenti del colore e degli strati di preparazione. É stato così necessario un primo lavoro di ricognizione, mirato a individuare i punti più penalizzati, per procedere poi al riadagiamento e consolidamento dei dissesti più profondi.

    Grazie all’odierno intervento è ancora possibile fruire dell’originaria tonalità luminosa e calda, contrassegno di una fase in cui Romanino risente della cultura figurativa veneziana, ben visibile nella qualità cromatica e corposità degli impasti.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Prima del restauro

    Durante
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    Durante

    Riflettografia, particolare del manto della Madonna

    Durante il restauro, particolare delle tracce dello “spolvero” sul manto della Madonna

    Durante il restauro, particolare delle tracce dello “spolvero” sul manto della Madonna

    Durante il restauro, particolare delle tracce dello “spolvero” sul manto della Madonna

    Riflettografia, particolare delle mani della Madonna

    Durante il restauro, particolare

    Durante il restauro, particolare

    Riflettografia, particolare del manto della Madonna

    Durante il restauro, particolare delle tracce dello “spolvero” sul manto della Madonna

    Durante il restauro, particolare delle tracce dello “spolvero” sul manto della Madonna

    Durante il restauro, particolare delle tracce dello “spolvero” sul manto della Madonna

    Riflettografia, particolare delle mani della Madonna

    Durante il restauro, particolare

    Durante il restauro, particolare

    Dopo
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    Dopo

    Dopo il restauro, particolare della veste di san Bonaventura

    Dopo il restauro, particolare dell’assito ligneo e del lembo del manto

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare della veste di san Bonaventura

    Dopo il restauro, particolare dell’assito ligneo e del lembo del manto

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare

    Dopo il restauro, particolare

    Dopo il restauro, particolare del san Bonaventura

    Dopo il restauro, il retro del dipinto

    Dopo il restauro, particolare del “pentimento” nel piede

    Dopo il restauro, particolare del san Sebastiano

    Approfondimenti

    Restituzioni 2008

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2008

    Altre opere dell'edizione

    scultura

    Statuetta femminile panneggiata

    scultura

    Statuetta femminile panneggiata

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    Capitello di lesena

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    Statua di Icaro

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