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    Torna a Restituzioni 2011

    Il traviamento del figliol prodigo

    Data: 1515-1520 ca
    Artista: Manifattura di Bruxelles
    Tecnica/Materiale: Arazzo, ordito in lana, trama in lana
    Dimensioni: 422 x 650 cm
    Provenienza: Vigevano (Pavia), Cattedrale di Sant'Ambrogio
    Collocazione: Vigevano (Pavia), Museo del Tesoro del Duomo
    Edizione: Restituzioni 2011
    Autore scheda in catalogo: Paola Strada, Clarice Innocenti, Gianna Bacci
    Restauro: Opificio delle Pietre Dure, Firenze; Direzione del restauro: Clarice Innocenti (OPD); Direzione tecnica Gianna Bacci (OPD)
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Monza, Pavia, Sondrio e Varese

    Un uomo aveva due figli. Il più giovane di loro disse al padre: “Padre, dammi la parte dei beni che mi spetta”. Ed egli divise fra loro i beni. Di lì a poco, il figlio più giovane, messa insieme ogni cosa, partì per un paese lontano, e vi sperperò i suoi beni, vivendo dissolutamente. (Luca, 15, 11-13)

    Scheda breve

    In un paesaggio uniforme, punteggiato nello sfondo da chiome di alberi e piccoli brani con colline e borghi, si dispiega la prima parte della parabola del figliol prodigo quando, dopo aver abbandonato la casa paterna, dissolve la sua fortuna nel vizio.

    La narrazione inizia in alto a sinistra, dove su un podio l’anziano padre è a colloquio con il figlio minore, che riceve lo scrigno con la sua eredità. La vicenda prosegue sotto, con l’elegante giovane che, accompagnato dallo scudiero, incombe nelle insidie della Lussuria, causa della sua perdizione.

    Una miriade di figure sottili ed eleganti, a grandezza quasi naturale, costella l’intera immagine, descritta come una raffinata scena di costume di inizio Cinquecento: i personaggi sono infatti vestiti secondo la moda di Bruxelles e lo stesso figliol prodigo, che ricorre in più momenti, è raffigurato con sottili varianti nell’abbigliamento e nel copricapo. Egli appare quasi sempre accompagnato da un vizio personificato al femminile, contornato dalle altre figure secondarie, descritte con altrettanta finezza di dettaglio, che partecipano in modo diretto o nella veste di semplici astanti.

     

     

    L’arazzo, imponente e sofisticato, appartiene a una serie di tre panni conservata presso il Museo del Tesoro di Vigevano, ispirata alla parabola evangelica del Figliol prodigo. La serie fa parte di un ingente nucleo di opere mobili donato nel marzo 1534 da Francesco II Sforza alla cattedrale di Sant’Ambrogio di Vigevano. Si tratta di un manufatto particolarmente prezioso dal punto di vista dell’esecuzione stilistica, connotata da un linguaggio tardo gotico di grande raffinatezza, caratteristico delle manifatture di Bruxelles tra fine Quattrocento e primi decenni del Cinquecento.

    Sul gradino della piattaforma a sinistra ricorre, in alto, l’iscrizione “AORI.I.NON.MA”, letta come possibile firma di Jan Van Roome, che avrebbe potuto fornire il cartone. La lettera “A” presente invece nella borsa del figliolo è stata invece interpretata come un riferimento all’Austria e dunque a ritenere l’arazzo una replica delle serie asburgiche commissionate da Massimiliano d’Asburgo, zio di Francesco II, confluito insieme agli altri della cosiddetta “serie blu”, nelle collezioni ducali intorno al 1533-34.

     

     

    Il manufatto si presentava in uno stato di conservazione particolarmente cattivo, per cause naturali − prima fra tutte la luce che aveva daneggiato gravemente la tessitura dal punto di vista sia cromatico che materico −, ma anche a causa dell’uso improprio che nel tempo è stato fatto dell’arazzo, usato a lungo come un tappeto. Erano presenti infatti numerose consunzioni e lacerazioni; il tessuto era inoltre cosparso di macchie di cera, polveroso e sporco.

    Si sono rese dunque necessarie alcune operazioni: la spolveratura, la rimozione della fodera e delle fasce di armatura nonchè, con l’ausilio di un termocauterio e carta assorbente, delle macchie di cera. Effettuate le prove di stabilità del colore, si è proceduto la pulitura, realizzata mediante immersione in acqua “addolcita” e tensioattivo non ionico e con l’integrazione delle zone degradate. E’ quindi seguita la più complessa fase del consolidamento, che si è rivelata impegnativa per la scelta del filato di seta, che è caduta infine sulla “bourette”, un filato non particolarmente pregiato ma ideale in quanto opaco. L’intervento, durato cinque anni (2005-2010), si è concluso con un’operazione di supportazione totale comprensiva di una fase di posizionamento e imbastitura dei teli in lino fissati sul retro.

     

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima

    Prima del restauro

    Prima del restauro. Particolare in cui il degrado ha provocato la perdita della definizione del personaggio.

    Particolare caratterizzato da un degrado accentuato, dopo la pulitura e prima del consolidamento: le zone chiare indicano la presenza della rete protettiva

    Particolare del piatto, prima del restauro

    Particolare del falcone, prima del restauro

    Una zona dell’arazzo particolarmente danneggiata dalla presenza della cera, prima dell’intervento di pulitura

    Durante
    Durante
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    Video con le fasi del restauro

    Grafico degli interventi di restauro: interventi di collegamento cromatico e disegnativo (in azzurro); integrazioni a “mélange cromatico sottotono” intonato ai colori originali (in rosa); la nuova cimosa (in rosso)

    Dopo
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    Dopo

    Dopo il restauro

    Retro dell’arazzo dove è evidente l’originale intensità cromatica del colore violaceo; a destra lo stesso particolare osservato sul recto dell’opera

    Particolare di un gruppo di figure, dopo il restauro

    Particolare di un personaggio, dopo il restauro

    Particolare dopo il restauro. il filato di seta è ampiamente utilizzato nei punti luce degli abiti e in molte zone dove è richiesto un effetto più sontuoso

    Particolare del cartiglio dopo la ricollocazione delle trame marroni.

    Particolare dopo il restauro

    Particolare del piatto, dopo il restauro

    Particolare del falcone, dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2011

    Tesori d’arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2011

    Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato

    a cura di Marco Ciatti, Magnolia Scudieri, Firenze 2011

    Altre opere dell'edizione

    arredi e suppellettili

    Bronzetto raffigurante coppia abbracciata

    ceramiche e porcellane

    Cratere apulo a figure rosse

    Pittore di Baltimora (attribuito a)

    corredo funerario

    Corredo funerario tardo-etrusco

    scultura

    Coppia di ritratti

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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