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    Il ratto delle Sabine

    Data: 1680 ca
    Artista: Luca Giordano
    Nascita artista: Napoli, 1634
    Morte artista: Napoli, 1705
    Tecnica/Materiale: Olio su tela
    Dimensioni: 285 × 366 cm
    Provenienza: collezione Marc’Antonio Grillo; collezione famiglia Balbi
    Collocazione: Genova, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Inv. GNL 75/2010 (121524)
    Edizione: Restituzioni 2016
    Autore scheda in catalogo: Farida Simonetti
    Restauro: Aurelia Costa, Francesca Ventre (Laboratorio delle Scuole Pie, Genova) con la direzione di Farida Simonetti

    Opera restaurata da Aurelia Costa, Francesca Ventre (Laboratorio delle Scuole Pie, Genova) con la direzione di Farida Simonetti

    Scheda breve

     

    L’episodio raffigurato, narrato dallo storico Tito Livio (59 a.C. – 17 d.C.), si riferisce al rapimento delle donne dei Sabini, invitati a partecipare a dei festeggiamenti da Romolo che, fondata la città di Roma, intendeva così riuscire a popolare la nuova città. Luca Giordano ha realizzato molteplici versioni dell’episodio tra cui quella ora a palazzo Spinola, da lui firmata ≪Jordanus f.≫, che e forse la piu efficace nel rendere la violenza della scena, affollata e concitata, resa con il torcersi dei corpi in lotta, in una visione ravvicinata per cui tutto lo spazio risulta dominato dalle figure portate in primo piano, stagliate su squarci di paesaggio. La tela, citata insieme ad altre opere di Giordano tra i beni del ricco banchiere genovese Marc’Antonio Grillo (1643-1703), risulta venduta all’asta il 3 dicembre 1709 a Francesco Maria Balbi j., che il giorno dopo la rivendette al fratello minore Costantino (1676-1740), nella cui dimora acquistò presto larga fama anche grazie a Honoré Fragonard che nel 1761, durante il suo soggiorno genovese insieme all’Abbe de Saint Non, ne trasse un disegno (Londra, British Museum), mentre Jacques Firmin Beauvarlet ne ricavò un’incisione che permise la diffusione internazionale dell’immagine. Alla morte di Costantino j. nel 1823, il dipinto fu ereditato da Tommasina Balbi, sposa di Agostino Adorno, proprietario del palazzo di Strada Nuova, dove fu conservato fino alla seconda guerra mondiale per essere poi offerto sul mercato antiquariale e infine acquistato nel 2010 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo.

    La tela, datata concordemente intorno al 1680, cioè gli anni in cui e più evidente in Giordano la rielaborazione della pittura veneta e di quella rubensiana, grazie al restauro ha ritrovato la brillantezza del colore, liberato dalla patina di depositi e dall’ossidazione della vernice che offuscavano la luminosità delle cromie originali, che ora invece sono pienamente apprezzabili come una delle straordinarie qualità dell’opera.

    Farida Simonetti

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Prima del restauro, particolare con il volto di una sabina, fotografia a luce radente

    Prima del restauro, particolare con una sabina, ripresa della fluorescenza da radiazioni ultraviolette

    Durante
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    Durante

    Durante il restauro, particolare con una sabina, saggio di pulitura

    Durante il restauro, particolare, saggio di pulitura

    Durante il restauro, particolare, saggio di pulitura

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    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Prima del restauro, particolare con lo sfondo e la mano di una sabina, fotografia a luce radente

    Approfondimenti

    Restituzioni 2016

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2016 (PDF online)

    Restituzioni 2016. Guida alla mostra

    a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Venezia 2016 (guida cartacea)

    Scheda storico-artistica dal catalogo

    Relazione di restauro

    Altre opere dell'edizione

    scultura

    Statua naofora di Amenmes e Reshpu

    scultura

    Bronzetti egizi da collezione

    corredo funerario

    Manufatti metallici

    scultura

    Giovane cavaliere (Dioscuro?) sorretto da una sfinge, detto ‘Cavaliere Marafioti’

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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