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    Torna a Restituzioni 2000

    Il Cristo morto

    Data: Primo decennio del XVI secolo
    Artista: Vittore Belliniano
    Nascita artista: Venezia (?), 1456 ca
    Morte artista: 1529
    Tecnica/Materiale: Olio su tela
    Dimensioni: 56 x 81 cm
    Collocazione: Venezia, Scuola Grande di San Rocco
    Edizione: Restituzioni 2000
    Autore scheda in catalogo: Giovanna Nepi Scirè
    Restauro: Egidio Arlango
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Venezia

    La nuda essenzialità della morte cade sul corpo del Figlio di Dio, che si offre al devoto spettatore nella sua dimensione più terrena: il corpo morto di Cristo è il luogo in cui la sacralità divina si incontra e si scontra con la verità dell’uomo.

    Scheda breve

    Su uno sfondo neutro, color bruno, emerge con gradualità la figura a mezzo busto di Cristo coronato di spine. La postura è quella sofferente del Cristo morto: le braccia intrecciate, il capo lievemente reclinato; la bocca serrata; gli occhi chiusi, privi di vita.

    La ricomposizione successiva al sacrificio non è però immune dal dolore fisico: la pelle ha ormai il colore livido della morte; sulla fronte la corona di spine ha lasciato profondi graffi e fiotti di sangue sgorgano ancora dalla ferita sul costato e dal segno dei chiodi sulle mani. Una soffusa malinconia domina l’intera immagine, pensata per essere oggetto di intima riflessione per il devoto che vi si rivolgeva, cercando nella figura di Cristo il massimo esempio spirituale in cui immedesimarsi.

     

     

    Il dipinto è stato variamente attribuito a Tiziano, Giorgione e Giovanni Bellini, sulla base di alcune caratteristiche stilistiche e compositive.

    Lo schema belliniano dell’Imago pietatis e la struggente dolcezza di memoria giorgionesca, deponevano infatti contro la tradizionale attribuzione a Tiziano, avanzata per primo da Cavalcaselle e accettata poi da parecchi conoscitori e critici.

    La debolezza dei tratti, l’imprecisione anatomica e la povertà grafica avevano comunque determinato un’ulteriore revisione critica dell’opera, ricondotta da Giovanna Nepi Scirè alla cerchia dei giorgioneschi o dei belliniani. Un’importante conferma di questa nuova lettura è venuta dal recente restauro, grazie al quale è stato possibile recuperare la firma dell’autore, ora identificato con Vittore Belliniano, della laboriosa bottega di Giovanni Bellini.

     

     

    Il dipinto versava in buone condizioni conservative, grazie a una recente rifoderatura; la presentazione estetica, tuttavia, risultava penalizzata da uno spesso strato di vernice ingiallita e ossidata. Alcune mancanze di colore si localizzavano lungo i bordi; ritocchi pittorici erano visibili sulla palpebra destra, sui capelli e sulla spalla.

    Il dipinto è stato quindi sottoposto a un’operazione di pulitura, volta a rimuovere lo strato di vernice alterata attraverso l’impiego di miscele solventi. La successiva reintegrazione pittorica è stata condotta con colori ad acquerello e a vernice, mediante velature in corrispondenza delle abrasioni e delle mancanze, tutte di piccola e media entità, che potevano essere quindi ricostruite nelle forme e nei toni originali.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2000

    Capolavori restaurati, a cura di Fernando Rigon, Vicenza 2000

    Altre opere dell'edizione

    glittica

    Gruppo di gemme incise e cammei

    oreficeria

    Collana

    scultura

    Athena di Breno

    scultura

    Ara Grimani

    Età augustea

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