I due preziosi arazzi (A e B) furono donati all’Ateneo bolognese nel 1955 dall’ingegnere Cesare Barbieri (1877-1956). Il loro recente restauro ha fatto scoprire la particolare natura “composita” dei due manufatti. Nelle carte conservate a palazzo Poggi che documentano gli scambi tra l’Università di Bologna e Cesare Barbieri, i panni sono citati come opere “borgognone”, erronea qualifica, adottata nella prima metà del XX secolo, per indicare le tappezzerie franco-fiamminghe e di Bruxelles databili tra il XV e l’inizio del XVI secolo. L’ingegnere dovette intuirne il valore storico, che è notevole malgrado i due pezzi siano il frutto di una manipolazione moderna di antiche tappezzerie. L’analisi dei frammenti maggiori con le figure non può prescindere da un confronto con un altro panno, col quale si ravvisano stringenti collegamenti, ovvero l’arazzo con il Furore di Achille, preservato nel Museu de Tapices annesso alla cattedrale di Saragozza, studiato da Eduardo Torra de Arana il quale, assegnandogli un’origine a Bruxelles verso il 1515-1520 – qui amplieremo la sua fattura al 1510-1520 – ipotizza che il cartone spettasse a Jan van Roome. La chiave interpretativa dell’insieme risiede nella scena centrale della fascia inferiore, di cui è protagonista un guerriero in piedi, che sta finendo di armarsi. Torra de Arana ritiene che si tratti di Achille, ma un’identificazione più corretta sembra quella con Pirro, il figlio di Achille e il più feroce combattente greco nella fase finale della guerra di Troia, quale è narrata nella Historia destructionis Troiae di Guido delle Colonne (1272- 1287), la principale fonte letteraria e iconografica per la guerra di Troia in Francia e nelle Fiandre in età tardogotica e protorinascimentale. Nel resto dell’arazzo potrebbero dunque dispiegarsi altri episodi della guerra di Troia, tre dei quali raffiguranti furibondi assalti di uomini armati, scelti per esemplificare esplosioni di ira. Analizzando il panno spagnolo, nella fascia inferiore più a destra, un furente uomo armato di spada, trattenuto da una donna al suo fianco e da un personaggio alle spalle, all’assalto di un uomo inginocchiato e disarmato riprende la stessa composizione riproposta nel maggiore frammento dell’arazzo A dell’Alma Mater Studiorum. Torra de Arana ritiene che l’episodio illustrato a Saragozza raffiguri Ettore che uccide Patroclo. Ma poiché nell’episodio in questione tutte le figure rappresentate, compreso l’assalitore, appaiono in tenuta non guerresca, l’azione inscenata a Saragozza e nel frammento di A sembra illustrare semmai una delle congiure e vendette consumate all’interno dei palazzi micenei dopo il ritorno in Grecia, che Guido delle Colonne descrive nel suo romanzo. L’episodio che meglio calza con l’immagine intessuta è quello dell’assalto di Pirro, tornato in Tessaglia, al bisnonno Acasto che aveva detronizzato il nonno Peleo, con il pronto intervento di Tetide che riesce a fermare il nipote. La scena che segue mostra una donna di spalle che aiuta un uomo a indossare una camicia, mentre alle spalle di quest’ultimo sbuca un assalitore con la spada levata. Torra de Arana ravvisa nella coppia Paride ed Elena. Anche in questo caso la scena sembra svolgersi in un palazzo greco dopo la fine della guerra di Troia, dati i costumi “civili” delle figure: i dettagli corrispondono all’uccisione di Agamennone tornato a Micene, dopo una notte trascorsa con la moglie Clitennestra, per mano di Egisto, amante di lei. Nella scena all’estrema destra sulla fascia inferiore dell’arazzo a Saragozza, un uomo armato si slancia con la spada contro una donna che gli si proietta contro; alle spalle dell’assalitore un braccio proteso (?) cerca di impedire l’assassinio. È questa la scena riproposta immutata nel maggiore frammento costituente l’arazzo B dell’Alma Mater Studiorum. Per Torra de Arana si tratterebbe dell’assalto di Menelao a Elena, ma non c’è traccia di questo episodio nella Historia destructionis Troiae. Un’interpretazione iconografica più corretta può essere Pirro che uccide Polissena: al massacro seguito alla caduta di Troia era scampata Polissena figlia di Priamo, che aveva causato la morte di Achille. La figura centrale dell’arazzo, Pirro e non Achille, potrebbe essere un generico simbolo personificato dell’Ira o della Collera. Il cartonista che ha dipinto il cartone del Furore di Achille replicato nei maggiori frammenti inseriti nei due panni dell’Alma Mater Studiorum non può essere identificato. Torra de Arana propone che egli fosse Jan van Roome, documentato a Bruxelles tra il 1498 e il 1521, ma gli arazzi disegnati o attribuibili a Van Roome rientrano in un gusto ancora pienamente prerinascimentale; il Furore di Achille a Saragozza e i panni copiati dal medesimo cartone propongono qualche iniziale apertura protorinascimentale, pur ancora dispersa in un tessuto stilistico tardogotico, e per questo proclamano che forse un diverso artista ne ha disegnato il campo figurativo. È comunque accertato che i due panni pervenuti all’Alma Mater Studiorum sono costituiti da frammenti di una redazione del Furore di Achille ai quali, in un momento imprecisato tra il XIX e il primo XX secolo, sono stati accostati e congiunti frammenti tratti da altre opere antiche, per conferire un aspetto “finito” ai manufatti. Ritagli di millefiori fiamminghi sono stati applicati sui prosceni; negli sfondi sono stati integrati parti di paesaggi tratte da arazzi fiamminghi non identificabili di gusto protorinascimentale; quanto alle bordure che completano i due arazzi a Bologna, anch’esse sono costituite da frammenti ottenuti da arazzi brussellesi del terzo decennio del XVI secolo. Uguali motivi ornamentali decorano infatti le cornici di uno splendido ciclo allegorico dei Trionfi delle Virtù il cui disegno e le cui prime tessiture sono datati verso il 1520-1525. Le bordure di questi arazzi propongono, come i manufatti a Bologna, i tratti oblunghi coi tralci vegetali alternati ai tondi con gli uccellini con l’aggiunta di medaglioni con profili di soldati e di dame negli angoli, e di didascalie nei fregi superiori.
Restituzioni 2022. Guida alla mostra
a cura di Carlo Bertelli, Giorgio Bonsanti, Carla Di Francesco, Milano 2022 (guida cartacea)