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    Due candelieri

    Data: Fine del XIII secolo
    Artista: Orafo veneziano
    Tecnica/Materiale: Rame argentato, argento sbalzato, niellato e dorato, cristallo di rocca sfaccettato o liscio. L’elemento troncoconico o padellina, al vertice del primo candeliere, è in vetro incolore per sostituzione nel corso di un passato restauro
    Dimensioni: Alt. 95 cm e 60 cm, diam. base 21 cm
    Provenienza: Ignota
    Collocazione: Venezia, Basilica di San Marco, Tesoro (invv. 28-29)
    Edizione: Restituzioni 2004
    Autore scheda in catalogo: Ettore Merkel
    Restauro: Corinna Mattiello
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Architettonici, per il Paesaggio e per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico di Venezia e Laguna

    Il candeliere è un «dispositivo destinato a ricevere e sopraelevare la luce […].  Quando si celebrava il culto nelle catacombe, bisogna pur avere un po’ di luce, che divenne molto naturalmente un simbolo del cristianesimo: una luce nella notte del mondo» (Edouard Urech)

    Scheda breve

    Ciascuno dei due candelieri è composto da nove pezzi in cristallo di rocca, sferici e poliedrici, sostenuti da un’asta di rame argentato. La montatura è in argento lavorato a sbalzo (ovvero modellato a rilievo, martellando dal rovescio la superficie) e a niello (tecnica consistente nel riempire i solchi dell’incisione sulla lamina con un composto nero). Particolarissima è la tipologia della base, in forma di campana polilobata, su cui sono incisi motivi animalistici favolosi (uccelli e draghi) e poggiante su tre piedini costituiti da altrettanti busti di leoni.

     

     

    I due candelieri figurano, fin dall’inventario stilato nel 1325, nel Tesoro della Basilica marciana di Venezia. Si tratta di due manufatti artistici molto preziosi, come rivela il fatto che essi, nel catalogo del Tesoro redatto dal duca Leopoldo Cicognara (1816-1820), sono stimati 400 lire, circa il doppio di altri oggetti di analoga funzione presenti nella stessa collezione. L’eccellenza di questo lavoro di oreficeria è inoltre testimoniato dalla fortuna critica che le opere ebbero in passato, e che  continuano ad avere anche ai nostri giorni, se nel 2001 la Curia patriarcale ha incaricato una ditta orafa di Venezia di trarne due copie.

    Questi sontuosi oggetti sono riferibili alla produzione di una bottega veneziana dimagisteri cristallarii (“maestri del cristallo”), attiva alla fine del Duecento. Quanto alla singolare presenza di figure leonine sul piede dei manufatti, con funzione decorativa e di sostegno, è modulo stilistico che deriva da modelli fiamminghi o inglesi.

     

     

    Le superfici metalliche erano scurite a causa della solforazione dell’argento, la formazione di cloruri d’argento e sali di rame, la sedimentazione della polvere e di sostanze grasse e cerose. Gli oggetti sono stati smontati e puliti impiegando solventi (trielina, acetone, alcol con polvere di carbonato di calcio e bicarbonato di sodio, acido formico, tiourea). Dopo i lavaggi in acqua deionizzata, le superfici sono state disidratate e quindi protette con resina nitrocellulosica. Una lacuna della base è stata risarcita fissando una laminetta d’argento con resina epossidica. Ci si è avvalsi di resina epossidica anche per integrare scalfitture e mancanze ai bordi di alcuni elementi in cristallo. È stata inoltre raddrizzata una delle aste in rame.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Particolare prima del restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2004

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Vicenza 2004

    Altre opere dell'edizione

    glittica

    Gruppo di quattordici gemme e un vetro dorato

    scultura

    Stele funeraria di Lisandra

    scultura

    Statua di Gigante anguipede

    scultura

    Statua di Gigante anguipede alato

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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