Il reperto va identificato con un cucchiaio d’argento, rotto in due parti, con la conca decorata a incisione, dove è la scena di due uomini su una piccola nave a vela fra le onde del mare. I due personaggi, nudi e imberbi, sono raffigurati seduti, di profilo e affrontati, con l’albero al centro: quello di sinistra stringe un remo, quello di destra il timone.
La conca è ovale, allungata, e termina con un ricciolo al colmo del quale è saldato il manico, piegato e tagliato accidentalmente più o meno a metà. Sul manico è presente un’iscrizione, purtroppo incompleta, in lettere capitali quadrangolari dai tratti larghi, ottenuta a matrice e non incisa, anche se rifinita a bulino: CAPONA•VIVA […].
L’oggetto, trovato a Campagna Lupia, è stato identificato come un cucchiaio da battesimo di produzione bizantina, databile orientativamente al VI secolo d.C., l’unico finora rinvenuto nel Veneto.
Il reperto fa parte della tipologia dei cucchiai di età romana imperiale e può essere confrontato con esemplari rinvenuti in famosi tesori di argenterie bizantine ritrovati in Italia, in Inghilterra e nel Mediterraneo orientale, area, quest’ultima, di invenzione e diffusione del modello.
Sembra ormai appurato che si tratti di cucchiai liturgici, legati alla conversione e al battesimo di adulti, che li ricevevano in dono o piuttosto li donavano alla chiesa dopo la cerimonia.
Il soggetto rappresentato va dunque interpretato come un’allegoria cristiana, incentrata sulla nave simbolo della Chiesa e metafora della vita cristiana che ha come meta finale l’eternità quale porto di salvezza.
Il cucchiaio si presentava rotto in due parti, con il manico mancante della appendice terminale, a causa di una frammentazione di natura violenta; la superficie appariva invece annerita dallo sviluppo di solfuri di argento, rimossi poi con carbonato di sodio finissimo e successivo lavaggio in una miscela di alcol e acqua distillata. La pulitura è stata rifinita con gomme abrasive per trapano a frusta.
Le parti di lamina deformate nella zona della frattura sono state invece dolcemente ricondotte mediante pressioni esercitate manualmente o con pinzette. I due frammenti sono stati ricomposti e incollati. Le piccole lacune presenti nella zona di incollaggio sono state integrate per dare più stabilità alla ricomposizione e migliorare l’aspetto estetico e la lettura dell’oggetto.
Redazione Restituzioni