Questa croce è composta da lamine di rame dorato fissate su un supporto ligneo e decorate da smalti champlevé (tecnica per cui lo smalto viene distribuito entro appositi alveoli scavati sulla superficie metallica).
La faccia anteriore mostra figure applicate in aggetto, smalti azzurri, castoni circolari e ovaleggianti (contenenti turchesi e paste vitree cupe, di colore viola e verde smeraldo) e piccole croci incise sul fondo. Al centro campeggia Cristo crocifisso, sovrastato da una targa recante il cristogramma I H S. Il volto è vivo, la bocca è increspata dal dolore, gli occhi sono aperti e reca in capo una corona a tre punte, probabile allusione alla Trinità; l’anatomia è sommaria, indossa un perizoma e i suoi piedi sono inchiodati a un sostegno (suppedaneum. Appare difficile l’identificazione delle quattro figure collocate agli estremi dei bracci, tra le quali sembrano provenire dalla croce originaria solo quella in basso (forse san Pietro) e quella a destra (forse san Giovanni evangelista).
Gli smalti della faccia posteriore sono di colore azzurro, bianco, verde, giallo, rosso, glauco, applicati su un fondo non originale decorato con rosette punzonate e con placchette romboidali. I soggetti rappresentati sono incisi con un tratto lievemente elicoidale che, giocando con la luce, dona particolare mobilità all’immagine. Al centro vi è Cristo Pantocratore (dal greco, “sovrano di tutte le cose”), che sembra quasi galleggiare nel cosmo stellato alle sue spalle. Ha l’aureola, il viso imberbe e gli occhi vivaci, indossa tunica e manto, la mano destra è sollevata mentre la sinistra regge il libro. Alle estremità della croce sono raffigurati i simboli dei quattro evangelisti (il Tetramorfo): l’aquila raffigurante san Giovanni, l’uomo alato simbolo di Matteo, il leone di san Marco e il bue di san Luca.
La croce proviene da una bottega di Limoges (in Aquitania, Francia), città che in epoca medievale fu un importante centro dell’arte dello smalto. Essa fu realizzata nel XIII secolo e nell’Ottocento pervenne nelle collezioni del nobile milanese Gian Giacomo Poldi Pezzoli.
La rappresentazione di Cristo sul recto del manufatto, come trionfatore sulla morte (Christus triumphans), crocefisso ma con gli occhi vigili, è una tipologia iconografica di origine bizantina abbastanza diffusa nell’oreficeria limosina del Duecento. Colpiscono gli occhi in smalto blu di Gesù, sui quali la luce suscita arcani guizzi: essi appaiono astratti dal resto del corpo, metafisicamente assenti.
Da notare, infine, l’alta qualità formale della decorazione sul verso della croce, in particolare nella resa del Pantocratore, dell’angelo raffigurante san Matteo e del leone di san Marco: si tratta di un maestro dalle notevoli capacità espressive e dalla sapiente meticolosità, dotato anche di una certa inventiva.
La croce è stata smontata nelle sue parti. I metalli senza smalti sono stati puliti con solventi e trattati a ultrasuoni in bagno alcalino, seguito da accurato lavaggio e bagno in acetone; infine sono stati protetti con resina acrilica. I metalli con smalti sono stati puliti, unicamente nelle zone dorate, con tensioattivi e solventi, quindi protetti con resina acrilica. Si è resa necessaria l’integrazione con colori a vernice, per consolidare i margini frastagliati delle zone con smalto perduto e i frammenti residui aderenti sul fondo. Le zone delle lamine deformate sono state rimodellate. L’opera è stata infine ricomposta.
Redazione Restituzioni