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    Torna a Restituzioni 2004

    Croce processionale

    Data: XIII secolo
    Artista: Atelier di Limoges
    Tecnica/Materiale: Rame dorato, smalti, pasta di turchese e paste vitree
    Dimensioni: 42,3 x 25,7 cm
    Provenienza: Milano, Collezione di Gian Giacomo Poldi Pezzoli
    Collocazione: Milano, Museo Poldi Pezzoli (Inv. 1453)
    Edizione: Restituzioni 2004
    Autore scheda in catalogo: Paola Galli e Museo Poldi Pezzoli
    Restauro: Domenico Collura
    Ente di Tutela: Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico e Demoetnoantropologico per le province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese

    Giunge dall’Oriente l’immagine della crocifissione con Cristo “trionfante”. La croce sconfigge la morte: lo dicono gli occhi aperti, quasi spalancati, di Gesù e la corona che cinge la sua testa, vincitore e re dei cieli. Scrive San Giovani Crisostomo, nella sua omelia Sulla croce e sul ladrone : “Io lo vedo crocifisso e lo chiamo Re”.

    Scheda breve

    Questa croce è composta da lamine di rame dorato fissate su un supporto ligneo e decorate da smalti champlevé (tecnica per cui lo smalto viene distribuito entro appositi alveoli scavati sulla superficie metallica).
    La faccia anteriore mostra figure applicate in aggetto, smalti azzurri, castoni circolari e ovaleggianti (contenenti turchesi e paste vitree cupe, di colore viola e verde smeraldo) e piccole croci incise sul fondo. Al centro campeggia Cristo crocifisso, sovrastato da una targa recante il cristogramma I H S. Il volto è vivo, la bocca è increspata dal dolore, gli occhi sono aperti e reca in capo una corona a tre punte, probabile allusione alla Trinità; l’anatomia è sommaria, indossa un perizoma  e i suoi piedi sono inchiodati a un sostegno (suppedaneum. Appare difficile l’identificazione delle quattro figure collocate agli estremi dei bracci, tra le quali sembrano provenire dalla croce originaria solo quella in basso (forse san Pietro) e quella a destra (forse san Giovanni evangelista).
    Gli smalti della faccia posteriore sono di colore azzurro, bianco, verde, giallo, rosso, glauco, applicati su un fondo non originale decorato con rosette punzonate e con placchette romboidali. I soggetti rappresentati sono incisi con un tratto lievemente elicoidale che, giocando con la luce, dona particolare mobilità all’immagine. Al centro vi è Cristo Pantocratore (dal greco, “sovrano di tutte le cose”), che sembra quasi galleggiare nel cosmo stellato alle sue spalle. Ha l’aureola, il  viso imberbe e gli occhi vivaci, indossa tunica e manto, la mano destra è sollevata mentre la sinistra regge il libro.  Alle estremità della croce sono raffigurati i simboli dei quattro evangelisti (il Tetramorfo): l’aquila raffigurante san Giovanni, l’uomo alato simbolo di Matteo, il leone di san Marco e il bue di san Luca.

     

     

     

    La croce proviene da una bottega di Limoges (in Aquitania, Francia), città che in epoca medievale fu un importante centro dell’arte dello smalto. Essa fu realizzata nel XIII secolo e nell’Ottocento pervenne nelle collezioni del nobile milanese Gian Giacomo Poldi Pezzoli.
    La rappresentazione di Cristo sul recto del manufatto, come trionfatore sulla morte (Christus triumphans), crocefisso ma con gli occhi vigili, è una tipologia iconografica di origine bizantina abbastanza diffusa nell’oreficeria limosina del Duecento. Colpiscono gli occhi in smalto blu di Gesù, sui quali la luce suscita arcani guizzi: essi appaiono astratti dal resto del corpo, metafisicamente assenti.
    Da notare, infine, l’alta qualità formale della decorazione sul verso della croce, in particolare nella resa del Pantocratore, dell’angelo raffigurante san Matteo e del leone di san Marco: si tratta di un maestro dalle notevoli capacità espressive e dalla sapiente meticolosità, dotato anche di una certa inventiva.

     

     

     

    La croce è stata smontata nelle sue parti. I metalli senza smalti sono stati puliti con solventi e trattati a ultrasuoni in bagno alcalino, seguito da accurato lavaggio e bagno in acetone; infine sono stati protetti con resina acrilica. I metalli con smalti sono stati puliti, unicamente nelle zone dorate, con tensioattivi e solventi, quindi protetti con resina acrilica. Si è resa necessaria l’integrazione con colori a vernice, per consolidare i margini frastagliati delle zone con smalto perduto e i frammenti residui aderenti sul fondo. Le zone delle lamine deformate sono state rimodellate. L’opera è stata infine ricomposta.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro, fronte

    Prima del restauro, retro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro, particolare

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2004

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Vicenza 2004

    Altre opere dell'edizione

    glittica

    Gruppo di quattordici gemme e un vetro dorato

    scultura

    Stele funeraria di Lisandra

    scultura

    Statua di Gigante anguipede

    scultura

    Statua di Gigante anguipede alato

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