La croce è un capolavoro dell’oreficeria veneziana del Duecento, restaurato con grazia da argentieri milanesi nel penultimo decennio del Seicento. Secondo la tradizione, la croce fu lasciata all’abbazia di Chiaravalle Milanese da Ottone Visconti, che vi morì nel 1295. Paragonabile nella forma ad altre due croci veneziane contemporanee, in musei della Georgia, è composta di diaspro rosso, ha bordi di filigrana d’argento dorato e presenta, sulla fronte, le figure del Cristo crocifisso, Giovanni e Maria, Giovanni Battista e due angeli, un re e una regina in preghiera (traduzione gotica dei tradizionali Elena e Costantino), realizzate con forte plasticità in argento fuso e dorato.
Il restauro ha accertato l’autenticità di tutte le piccole statue fuorché dell’angelo a sinistra, dovuto a una antica integrazione, e ha pulito e consolidato i delicati nastri di filigrana. Il verso della croce presenta rilievi in argento dorato, protetti da lastrine di cristallo di rocca, che rappresentano il Giudizio Universale, secondo l’iconografia bizantina, alle estremità della traversa i santi Pietro e Paolo, e ancora ai piedi la coppia imperiale in preghiera. La copertura con cristalli di rocca di miniature inserite nelle oreficerie e consueta nell’arte veneziana, ma è del tutto eccezionale che i cristalli coprano dei rilievi. Rilievi protetti da cristalli si hanno nel nodo in cui è inserita la croce, un poliedro diviso dalle filigrane in scomparti occupati da bassorilievi d’argento dorato con due figure di sante e le immagini dei simboli degli evangelisti (e sostituito il simbolo di Matteo). Una grande quantità di gemme arricchisce il cimelio. Le più antiche hanno tipici castoni veneziani del Duecento, altre risultano risarcite con pietre diverse, corniole e steatiti. Una gemma risale a età romana, vi è raffigurato un uomo itifallico. Il restauro è stato una grande occasione di analisi della tecnica e della storia del manufatto, oltre ad avergli restituito la lucentezza d’origine.
Carlo Bertelli