Un nugolo di figure rosse in movimento si staglia sul nero della ceramica, sul lato principale del monumentale cratere, narrando il tragico mito di Niobe che vide i suoi figli massacrati dalle frecce di Apollo e Artemide. Al centro della scena si colloca la quadriga con Apollo che scaglia frecce mortali; da qui si sviluppa un vortice che parte dalle zampe dei cavalli del dio, coinvolgendo le figure in fuga dei figli di Niobe. La caccia di Artemide alle principesse tebane occupa invece il registro inferiore, mentre il registro superiore ospita gli dei che assistono impassibili alla scena.
Sul lato posteriore si trova invece una scena di carattere opposto, di natura funeraria, raffigurante un eroe a cavallo, immagine idealizzata del defunto, che si ritira dalla vita in placida armonia. Completano la raffigurazione pittorica, sul collo del vaso, una battaglia di uomini e amazzoni e un corteo dionisiaco.
Il cratere, l’enorme vaso in cui si mescolavano vino e acqua nelle proporzioni scelte, costituiva il centro della cerimonia laica del banchetto antico. Non aveva dunque solo una funzione d’uso, ma anche e soprattutto un compito scenico di fulcro della festa, nonchè di status symbol che servisse a certificare la ricchezza e il buon gusto del padrone di casa. Un’usanza che si diffuse, a partire dalla Grecia, in tutto il Mediterraneo, e in particolare nell’antica Apulia, che fu un buon mercato per gli antichi artisti della ceramica.
Questo cratere era di particolare pregio, ed è attribuito al “pittore di Baltimora”, uno dei più abili ceramisti del IV secolo a.C., che trasportò nella sua arte le scoperte di uso della luce e del colore raggiunte dai grandi pittori contemporanei.
Il primo atto di restauro è rappresentato da una radiografia che ha permesso di distinguere le parti originali dell’opera da quelle ricostruite o ridipinte nell’Ottocento.
Con il nuovo intervento il vaso è stato smontato completamente per ricomporlo e sostituire i collanti ormai inadeguati. Si è scelto di rendere evidenti le integrazioni pittoriche segnalandole con una riga nera. Sono state infatti mantenute le ridipinture ottocentesche, anche quando gli studi hanno dimostrato che erano probabilmente errate, in rispetto della storia conservativa del reperto. Il supporto interno del cratere, necessario per assicurarne la stabilità, è stato ripristinato, sostituendo le parti in legno con analoghi elementi in materiali più resistenti e meno dannosi per la ceramica.
Redazione Restituzioni