La ricca documentazione archeologica di età classico-ellenistica proveniente dai complessi necropolici del territorio di Altamura rimanda a un’immagine di aristocrazia colta e raffinata, amante dei prodotti artigianali importati dalla Grecia e dalle colonie magnogreche del golfo di Taranto; è questo un momento di particolare floridezza per il centro indigeno della Peucezia, dove acquista sempre più potere un’élite fortemente ellenizzata e dotata di notevoli potenzialità economiche, convertite in beni di prestigio esibiti in occasione dei rituali funerari.
Nel corso del IV secolo a.C. la città di Altamura vede crescere esponenzialmente le proprie attività commerciali, diventando presto centro di produzione e vendita della lana, necessaria agli artigiani della costa, in particolare ai Tarantini, per la realizzazione di ricchi tessuti colorati da immettere sul mercato apulo; a ciò si aggiunga la buona qualità del grano prodotto nelle valli murgiane e offerto al mercato costiero. Tutto concorre dunque a ridefinire il ruolo di Altamura quale città economicamente forte e in posizione strategicamente favorevole.
Le ceramiche ritrovate nelle tombe scavate all’interno della cinta muraria rappresentano una testimonianza eccezionale di questa accresciuta ricchezza sociale ed economica, che caratterizza il centro altamurano al volgere del IV secolo a.C.; in particolare il corredo funerario proveniente dalla tomba monumentale rinvenuta nel 1974 in via Bari, presso l’area di rifornimento Agip, ha rivelato aspetti di grande interesse per la conoscenza del territorio peuceta al confine con la media valle del Bradano, nel periodo che copre il terzo venticinquennio del IV secolo a.C.
Costruita in blocchi a struttura isodoma e collocata al di sotto di una grande casa ellenistica, la tomba presentava, al momento del rinvenimento, evidenti segni di manomissioni antiche avvenute forse durante la costruzione della soprastante abitazione, con lo scopo di depredarne oreficerie e altri oggetti di valore.
Costituito da circa centocinquanta oggetti, di inusuale ricchezza e qualità, il corredo si compone di alcuni capolavori della ceramografia apula a figure rosse, attribuiti ai due principali gruppi della produzione tarda della seconda metà del IV secolo a.C., corrispondenti all’officina del Pittore di Dario e degli Inferi, insieme a quella dei Pittori della Patera, di Ganimede e di Baltimora.
I reperti scelti per l’intervento di restauro nell’ambito del progetto Restituzioni arricchiscono il servizio da simposio così rinvenuto e lo completano con alcune delle più note forme del repertorio vascolare a figure rosse tra cui kylikes, skyphoi, coperchi e kantharoi databili alla seconda metà del IV secolo a.C. A essi si affiancano figurine fittili raffiguranti volti femminili, e argentata, peculiari della Puglia settentrionale dal IV secolo a.C. in poi.
L’operazione di restauro, pianificata con il coordinamento di Fabrizio Vona, ex direttore del Polo Museale della Puglia e con Elena Silvana Saponaro, direttrice del Museo Nazionale Archeologico di Altamura, ha visto maturare l’obiettivo di arricchire e completare i precedenti interventi già avviati sui reperti più noti del corredo, nonché garantire la migliore conservazione e la più omogenea lettura delle opere.