Il calice da messa, in argento, ha piede esalobato e un nodo ornato da sei piccoli medaglioni in smalto champlevé (tecnica per cui lo smalto viene applicato in appositi alveoli scavati sulla superficie dell’argento); gli smalti raffigurano, a mezzo busto, il Salvatore presso il sepolcro, la Vergine e figure di santi. La coppa è priva di ornamento. Sotto il piede, sul fusto e sulla coppa compare il punzone S.P., sormontato dal simbolo delle chiavi incrociate a “x” (decussate).
Un documento redatto nel 1812 registra la consegna, alla Biblioteca Vaticana, di due calici con le rispettive patene (piatti): uno di questi calici, del quale, nella relazione, è annotato un danno da scavo sulla coppa, è identificabile con il nostro esemplare, che presenta sulla superficie esterna una frattura a forma di “7”; il reperto sarebbe venuto alla luce nel corso di uno scavo a Roma nel 1812, nel periodo dell’amministrazione francese, sulle pendici occidentali del Pincio, nell’ambito dei lavori per la sistemazione urbanistica di piazza del Popolo.
Si tratta di un pezzo di oreficeria rinascimentale, collegabile a una committenza agiata e assegnabile, per tecnica e stile, a officine altamente specializzate attive tra Roma e il Lazio settentrionale tra la fine del Trecento e la prima metà del Quattrocento. Questo inquadramento sarebbe confermato dal punzone S.P., corrispondente al marchio detto “di sterlino”, cioè della ‘bontà’ di 11 once per libbra, secondo gli Statuti promulgati a Roma tra il 1358 e il 1398.
Durante il restauro, l’opera è stata smontata nei suoi componenti. Le ammaccature e le deformazioni sono state riequilibrate con l’uso di ceselli. È stato bloccato l’attacco di sali che minava la solidità dall’interno. Il calice, che si presentava molto sporco, con macchie e alterazioni nella doratura dovute a fenomeni di ossidazione e vulcanizzazione, è stato pulito. Dopo lo sgrassaggio preliminare, si sono impiegati complessanti (sali di Rochelle), acqua e tensioattivi; è stata quindi effettuata una pulitura meccanica con bicarbonato di sodio e acqua e con solventi dati a tampone. Gli smalti, fortemente deteriorati e in parte caduti, sono stati puliti e consolidati. Dopo il rimontaggio, le superfici del calice sono state protette con vernice nitrocellulosica.
Redazione Restituzioni