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    Bicchiere (?) decorato con animali marini

    Data: Fine del III - inizi del IV secolo d.C.
    Tecnica/Materiale: Vetro  
    Dimensioni: 14 x 13,5 x 11 cm; spess. parete 0,1 cm (in corrispondenza dell’orlo), 0,2 cm (sul fondo)
    Provenienza: Rinvenuto nel 1869 a Roma nel Cimitero di Callisto (DE ROSSI 1896, p. 95; DE ROSSI 1877, p. 320, cfr. tavv. XLII-XLV)
    Collocazione: Musei Vaticani, Museo Profano, Sala degli Indirizzi (Inv. 60230)
    Edizione: Restituzioni 2004
    Autore scheda in catalogo: Claudia Lega
    Restauro: Paola Gessani
    Ente di Tutela: Musei Vaticani

    Nessuna cosa si può immaginare con l’animo, o vedere con gli occhi sotto questo cielo, che il mare non abbia nei ricchissimi regni del profondo, e benignamente non ci dona. Ma maggior somma di pesci e maggiore varietà anticamente si vedeva in Roma, che non si vede ora.   (Paolo Giovio, De romanis piscibus)

    Scheda breve

    Il “bicchiere” è di vetro incolore, trasparente (con alcuni dettagli in vetro azzurro), ma la superficie esterna presenta un’alterazione che gli conferisce un aspetto opaco di colore bianco-latte. Il suo corpo campaniforme è decorato esternamente da tre file di appliques raffiguranti animali marini. Nella prima fila, partendo dall’alto, vi sono quattro pesci con la bocca aperta. Nella seconda fila si riconoscono un gambero, un pesce, un mollusco cefalopode (seppia o calamaro), un mollusco lamellibranche con conchiglia a due valve scanalate. Nella terza fila è raffigurato un animale d’incerta identificazione: ha un corpo tubolare che si assottiglia a un’estremità ed è avvolto da un filamento a spirale (si è pensato a una murena, o a una conchiglia di gasteropode, o a un anellide marino). Seguono, sulla stessa terza fila, un mollusco lamellibranche con conchiglia a due valve scanalate e altri due animali tubolari uguali al primo. Altre tre conchiglie sono applicate sul fondo del manufatto e svolgono la funzione di piedi di sostegno.

     

     

    Accanto a una produzione di oggetti in vetro di uso quotidiano, le officine vetrarie di età romana elaborano creazioni di pregio eseguite da artigiani altamente specializzati, oggetti di lusso destinati a una clientela elitaria e facoltosa, caratterizzati da una lavorazione complessa e raffinata.

    Tra questi sontuosi vetri vi sono i cosiddetti Konchylienbecher, ovvero “bicchieri” campaniformi, sottili e leggeri, con animali marini applicati: il nostro pezzo appartiene a questa tipologia, e ne costituisce l’esemplare qualitativamente più elevato.  La funzione di bicchiere, generalmente attribuita ai Konchylienbecher, è stata messa in discussione: data l’estrema delicatezza e la difficoltà di presa a causa delle numerose appliques, è stato ipotizzato che questi vetri fungessero piuttosto da lampada a olio. La loro realizzazione si colloca in età tardoantica, tra la fine del III e l’inizio IV secolo d.C. Si individua nella città di Colonia, nella Renania, il luogo di fabbricazione e di diffusione dei “bicchieri”, ma non si esclude che essi venissero realizzati in più officine dislocate in diverse aree geografiche.

    L’ambiente marino, con i suoi pesci, le conchiglie e gli altri esseri che lo popolano, costituisce un motivo ornamentale frequente e diffuso nel mondo antico pagano. Nonostante il rinvenimento catacombale del pezzo (recuperato nel 1896 a Roma, in un loculo del Cimitero di Callisto), la sua decorazione non sembra riconducibile a un significato simbolico cristiano. I Konchylienbecher, creazioni elaborate e di lusso, venivano piuttosto poste nelle sepolture di personaggi eminenti ed esposte sulle pareti delle catacombe per un’esigenza di individualismo, che sentiva come troppo restrittivi e limitanti i dettami di semplicità e anonimato che avevano caratterizzato le tombe dei primitivi cristiani.

     

     

    Il reperto è stato scomposto nei suoi vari frammenti, rimuovendo vecchi collanti (una colla a base di caseina e un più recente materiale acrilico) pertinenti a restauri precedenti. La rimozione è avvenuta utilizzando tamponcini di cotone imbevuti di acetone e piccoli impacchi degli stessi materiali. L’incollaggio è stato eseguito impiegando cianoacrilato e resina. Il “bicchiere” è stato inoltre dotato di un nuovo supporto in perspex, costruito in modo tale da non far gravare il peso sui tre piedini a forma di conchiglia.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
    Prima

    Prima del restauro

    Prima del restauro

    Durante
    Durante

    Particolare durante il restauro

    Dopo
    Dopo

    Dopo il restauro

    Approfondimenti

    Restituzioni 2004

    Tesori d'arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Vicenza 2004

    Altre opere dell'edizione

    glittica

    Gruppo di quattordici gemme e un vetro dorato

    scultura

    Stele funeraria di Lisandra

    scultura

    Statua di Gigante anguipede

    scultura

    Statua di Gigante anguipede alato

    http://restituzioni.com
    PROGETTO CULTURA
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