Non è semplice ricondurre il baldacchino a fonti storiche che consentano una precisa datazione e attribuzione; i documenti reperiti permettono solo di formulare alcune ipotesi. Da una serie di dati dell’archivio parrocchiale, in particolare il Libro Maestro Confraternita del Santissimo Sacramento spese e cavatte, si può affermare che il baldacchino è stato commissionato dalla congregazione oleggese entro la metà del XVIII secolo. Alla stessa epoca risale l’armadio in noce di fattura piemontese realizzato per conservare il prezioso paramento.
La confraternita è presente a Oleggio già dalla seconda metà del XVI secolo; tra i suoi compiti c’erano la cura delle suppellettili e degli arredi dell’altare maggiore della parrocchiale e del baldacchino per le processioni solenni, in particolare la celebrazione del Corpus Domini. Un interessante documento iconografico è costituito dall’opera di Carlo Morino, pittore oleggese attivo tra il 1725 e il 1751, che dipinge una serie di teleri per la confraternita, in uno dei quali è raffigurata la processione del Santissimo Sacramento con il trasporto dell’ostensorio sotto a un baldacchino molto simile a quello esposto in mostra.
Il baldacchino di Oleggio è tra le testimonianze più significative nel suo genere per via del pregevole cielo decorato dal Trionfo dell’Eucaristia, in ossequio alla devozione della confraternita. La scena, dipinta e ricamata, raffigura un pontefice che regge un ostensorio di tipo ambrosiano e siede su un carro sotto le cui ruote sono schiacciate figure allegoriche con le fattezze di mori, di schiavi o allusive alla religione islamica. In grembo il papa porta i libri e le chiavi di san Pietro. Il messaggio iconografico del baldacchino si completa con i pendoni laterali sui quali sono raffigurati dieci episodi dell’Antico Testamento, anticipazioni veterotestamentarie del tema eucaristico-sacrificale e del ruolo sacerdotale che trova compimento nel sacrificio di Cristo, raffigurato nel cielo sotto la specie del pane. Purtroppo non si hanno notizie documentate né dell’autore del disegno del Trionfo e suo probabile parziale esecutore, almeno per la parte dipinta, né della bottega che confezionò il baldacchino. Si possono tuttavia avanzare alcune proposte attributive. Nel Libro Maestro sono registrate diverse spese saldate alla bottega dei Vassalli di Milano che lavorò ripetutamente per la confraternita. Della famiglia Vassalli conosciamo Giuseppe e il figlio Giosuè; la ricostruzione della loro attività si deve in particolare a Gian Luca Bovenzi e a Francina Chiara, che ha pubblicato nel 2019 la prima opera attribuibile a Giuseppe, il baldacchino di Dosso del Liro. Confrontando i ricami del baldacchino di Oleggio con quelli del baldacchino di Dosso del Liro, in particolare fiori, frutti, foglie e racemi della cornice, si può affermare che entrambe le opere spettino alla stessa bottega. La presenza a Oleggio della bottega dei Vassalli è confermata anche da uno stendardo processionale, sempre a tema eucaristico e già ricondotto ai Vassalli, facilmente confrontabile con quello del santuario dell’Assunta di Morbegno datato 1781 e pubblicato dalla Chiara con un’attribuzione al figlio di Giuseppe Vassalli, Giosuè.
Per quanto riguarda l’autore del disegno preparatorio del baldacchino di Oleggio sono stati avanzati dei nomi, tra i quali quello di Stefano Maria Legnani, detto il Legnanino (1661-1713), suggerito da Massimiliano Caldera. Alcuni confronti con opere dell’artista milanese sembrano piuttosto convincenti e anche la presenza nell’inventario in morte del pittore di un disegno “bislongo, chiaro e scuro con Pontefice e altre figure” potrebbe essere un indizio, tuttavia la data di morte del Legnanino, 1713, abbastanza alta rispetto alla presunta realizzazione dell’opera, e l’assenza di dati più sicuri invitano a una certa prudenza. Ad altra mano e a epoca successiva spettano invece le scene dell’Antico Testamento, di minor qualità, come anche il ricamo dei pendoni, magari eseguiti in occasione del pagamento registrato nel 1785; questo giustificherebbe il fatto che i pendoni dipinti da Morino nel telero sono diversi da quelli conservati. L’assidua presenza dei Vassalli a Oleggio consente di ipotizzare che i numerosi rimaneggiamenti successivi alla prima confezione del baldacchino spettino sempre alla stessa bottega, la cui attività è documentata fino agli inizi del XIX secolo. La candidatura del baldacchino di Oleggio al progetto Restituzioni è stata formulata da Massimiliano Caldera, già funzionario di zona per la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli. Ringrazio per la condivisione di riflessioni e suggerimenti Gian Luca Bovenzi, Francina Chiara, Jacopo Colombo, don Riccardo Crola, Fiorella Frisoni, Corinna Tania Gallori, Mirko Moizi, suor Maria Lucia e suor Maria Aurora.
Quando questo lavoro stava per andare in stampa è venuta a mancare Flavia Fiori che ha dedicato una vita al Museo d’Arte Religiosa Padre Augusto Mozzetti di Oleggio e alla storia dei tessili nel Piemonte orientale. Il restauro e lo studio del baldacchino sono dedicati alla sua memoria.