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    Torna a Restituzioni 2011

    Andata al Calvario

    Data: 1537
    Artista: Marco Palmezzano
    Nascita artista: Forlì 1459 ca
    Morte artista: Forlì 1539
    Tecnica/Materiale: Tecnica mista su tavola di gattice (pioppo selvatico)
    Dimensioni: 68,7 x 98,6 x 1,5-2,2 cm; 82 x 110,5 x 13 cm, con cornice
    Provenienza: Crema (Cremona), collezione del conte Luigi Tadini; Lovere (Bergamo), collezione del conte Luigi Tadini; per legato all'Accademia (1829)
    Collocazione: Lovere (Bergamo), Galleria dell'Accademia di Belle Arti Tadini
    Edizione: Restituzioni 2011
    Autore scheda in catalogo: Marco Albertario, Amalia Pacia
    Restauro: Domenico Cretti (supporto), Roberta Grazioli (pellicola pittorica), con la direzione di Amalia Pacia (SBSAE Milano)
    Ente di Tutela: Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici per le Province di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Monza, Pavia, Sondrio e Varese

    Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. (Vangelo secondo Matteo) Il sommo esempio della croce. Un’immagine coinvolgente, fissata con sapiente rigore e profondità d’espressione, diviene un potente veicolo di idee, significati, suggestioni.

    Scheda breve

    In uno spazio estremamente serrato sono rappresentati, con un’efficace inquadratura a mezzo busto, a zoom, un Cristo dal malinconico profilo, con il viso appoggiato alla propria croce; uno sgherro minaccioso che lo trascina con una corda; e le figure, assolutamente singolari, di Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea, chiamati a condividere, in modo diretto, frontale, il dramma di Cristo.
    I due personaggi occupano il centro dell’immagine, in senso geometrico e simbolico: Nicodemo, con il viso tondo, solido, taglia a metà il dipinto e fa scivolare lo sguardo pietoso su Cristo. Gli sta accanto Giuseppe d’Arimatea, con espressione profonda e assorta, le mani giunte e il prezioso copricapo ricamato che lo accomuna a Nicodemo, offrendosi al devoto spettatore come esempio di immedesimazione nella contemplazione del sacrificio di Cristo.

     

     

     

    La tavola risultava già nella raccolta del conte Luigi Tadini a Crema nel 1796, quando veniva citata da Luigi Lanzi. La tavola passò nella Galleria di Lovere, dove venne collocata da Gustavo Frizzoni fra i capolavori esposti nelle prime sale. Tuttavia, nel corso del tempo, furono espresse alcune perplessità circa l’autografia dell’opera, ora pienamente confermata dal restauro. Permangono invece alcuni dubbi circa l’iscrizione, a partire dalle discrepanze tra quanto si legge oggi sulla tavola e quanto rilevato da Tadini, che in due occasioni riporta (con errore per la data 1737) “Marcus Palmesanus Forliviensis pin. an. 1737” e “Marcus Palmezanus Forliviensis pinxit 1537.
    La grafia sul cartiglio è diversa dalla minuscola umanistica che compare in opere anche cronologicamente vicine e la forma “forumliviensis” è unica nel corpus di Palmezzano: è dunque possibile che l’iscrizione sia stata rifatta sul cartiglio originale tra fine Settecento e inizio Ottocento. La testimonianza di Tadini, tuttavia, avalla la data 1537, in corrispondenza con la tarda attività di Palmezzano, nell’ambito di una produzione devozionale legata alla nuova sensibilità religiosa di medio Cinquecento.

     

     

     

    La tavola presentava una spaccatura longitudinale, risarcita in antico mediante quattro masselli in legno ancorati sul retro. Il quarto massello, di forma triangolare, è stato mantenuto, se pure con opportune modifiche. La tavola, già oggetto di un intervento settecentesco (occasione in cui venne reincorniciata), era stata più tardi piallata, con la perdita di una porzione di tavolato.
    Per il supporto si sono quindi resi necessari, in seguito alla pulitura e rimozione delle vernici, un nuovo incollaggio della connettitura tra le due tavole, la fermatura delle fessurazioni e l’applicazione di un nuovo telaio mobile. Per quanto riguarda la superficie pittorica, l’intervento è stato preceduto da analisi stratigrafiche che ne hanno confermato l’autografia. Si è quindi proceduto con la pulitura, preceduta dal consolidamento degli strati pittorici, e con la reintegrazione pittorica nelle parti più deturpanti. Notevole il recupero nello sfondo di alcuni dettagli iconografici, con le silhouette di armigeri contro l’orizzonte segnato dal profilo della morbida collina: un particolare che rievoca la formazione centro-italiana di Palmezzano, discepolo di Melozzo da Forlì.

     

    Redazione Restituzioni

    Le fasi del restauro

    Prima
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    Prima

    Prima del restauro, tavola imbarcata in sezione e retro

    Prima del restauro

    Particolare dello sgherro, prima del restauro

    Particolare di Nicodemo, prima del restauro

    Durante
    Durante

    Durante il restauro, particolare, rimozione della patinatura bituminosa

    Durante il restauro, particolare del volto di Cristo, tassello di pulitura

    Durante il restauro, particolare del cielo, tassello stratigrafico

    Dopo
    Visualizza più foto Visualizza meno foto
    Dopo

    Dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare dello sfondo

    Dopo il restauro, il nuovo supporto

    Dopo il restauro, particolare dei personaggi sul Golgota

    Particolare dello sgherro, dopo il restauro

    Particolare di Nicodemo, dopo il restauro

    Dopo il restauro, particolare del volto di Cristo

    Approfondimenti

    Restituzioni 2011

    Tesori d’arte restaurati, a cura di Carlo Bertelli, Venezia 2011

    Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato

    a cura di Marco Ciatti, Magnolia Scudieri, Firenze 2011

    Altre opere dell'edizione

    arredi e suppellettili

    Bronzetto raffigurante coppia abbracciata

    ceramiche e porcellane

    Cratere apulo a figure rosse

    Pittore di Baltimora (attribuito a)

    corredo funerario

    Corredo funerario tardo-etrusco

    scultura

    Coppia di ritratti

    http://restituzioni.com
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