La decima edizione di Restituzioni vede la collaborazione di: Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia; Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano, Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Pavia, Sondrio, Varese; Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Venezia; Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto.La mostra delle opere restaurate si tiene alle Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, sede museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, dal 16 settembre al 19 novembre 2000.Le opere del territorio lombardo sono esposte alla Pinacoteca di Brera a Milano dal 6 dicembre 2000 al 21 gennaio 2001.A partire da questa edizione il progetto ha cadenza biennale.Dal saggio in catalogo di Giorgio Bonsanti, “Pensieri sul restauro del 2000”:«Chi lavori professionalmente nel restauro vede, a volte con divertimento a volte con comprensibile insofferenza, l’amplificazione di operazioni di restauro di opere famosissime attuata dai mezzi di grande divulgazione. Si apprezza sinceramente che argomenti di restauro vengano proposti anche a un pubblico vastissimo, che fino a tempi assai recenti non veniva in alcun modo coinvolto nel mondo del restauro. D’altro canto, riesce sempre più arduo spiegare che ci muoviamo in un ambito disciplinare che non è in massima parte quello del gusto soggettivo ma della scienza, richiedente, per un giudizio equilibrato, competenze professionali specifiche lungamente maturate. Non è facile far comprendere che la pulitura non è un’operazione di toeletta, ma un gradino di un processo complesso, quello che consente l’accesso a una superficie ai fini del consolidamento; che una valutazione di un intervento di restauro può essere espressa soltanto a seguito di uno studio approfondito, e, al meglio, avendo seguito tutto lo svolgimento delle operazioni, fino dall’inizio. E cosi che i restauri della Volta della Sistina michelangiolesca, del Cenacolo di Leonardo, della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca ad Arezzo, divengono in parte occasioni di contrapposizione di partiti presi anziché di vero confronto.In una situazione di questa natura, devono allora essere accolte con favore particolare tutte le occasioni che consentano di impostare correttamente il discorso restauro, di illustrare con ampiezza di documentazione le operazioni svolte, di chiamare il pubblico a meditare sulle motivazioni che presiedono agli interventi, a conoscere almeno per sommi capi le modalità di esecuzione. In ogni caso, va richiamato che il restauro è sì un ambito scientifico, come si è detto, perché scientifici sono i procedimenti di cui fa uso, la mentalità sperimentale che pretende, il continuo impegno nella ricerca; ma che ciò non sta a significare ch’esso non sia da affrontare criticamente. Intendo dire che di regola le scelte possibili nei vari stadi dell’intervento sono più di una, che non esistono scorciatoie né vie obbligate, che ogni decisione può e deve essere aperta alla discussione e al confronto, che si possono ben registrare opinioni diverse quanto alle diagnosi, alle prognosi, alle metodologie e tecniche applicative. Ciò che conta, a parte l’ovvia adesione ai princìpi di minimo intervento e di reversibilità, è che le scelte che si compiono siano trasparenti, vale a dire chiare nelle motivazioni e nelle caratteristiche applicative; e che non discendano dal gusto di un momento, ma da un’impostazione razionale e coerente del problema restauro. E così che la conservazione cessa di essere un campo di misteri gelosamente custoditi, come per tanto tempo e fino a epoche assai recenti, per divenire invece uno dei migliori strumenti di una civiltà umana al servizio di se stessa».